Meredith, il Riesame: “Non fu uccisa da estranei”

di Antonio Taglialatela

Meredith Kercher PERUGIA. Meredith Kercher fu uccisa non da un estraneo e dall’azione combinata di più persone. Lo sostiene il Tribunale del Riesame che stamani ha depositato le motivazioni del provvedimento con cui ha rigettato la richiesta di scarcerazione dei due indagati Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

La posizione dei due continua ad aggravarsi. Nelle motivazioni il Riesame, presieduto da Massimo Ricciarelli, sostiene che Amanda “è priva di freni inibitori e può tornare a colpire”. La giovane, si legge, “è risultata dalla multiforme personalità, fatta di spigliatezza e scaltrezza, non disgiunta da ingenuità, ma con una forte propensione scenica e un”elevata, si direbbe fatale, capacità di aggregazione. Si tratta di segnali che impongono il massimo della cautela”.

Per i giudici, inoltre, ci sarebbe un’intesa particolare tra Amanda e l’altro indagato Rudy Hermann Guede, l’ivoriano detenuto in Germania, che domani sarà estradato in Italia e per il quale i difensori hanno presentato al Riesame il ricorso contro l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip umbro Claudia Matteini. Ricorso che sarà valutato nell’udienza fissata per il 14 dicembre. Amanda, infatti, non ha mai accennato alla presenza di Rudy sulla scena del delitto: secondo i giudici l’avrebbe fatto “per salvaguardare gli interessi di entrambi”. Pertanto, la statunitense “potrebbe interferire, direttamente o indirettamente”, nella testimonianza che dovrà essere fornita dall’ivoriano.

Per quanto riguarda Sollecito, secondo il Riesame la sua versione “è imperdonabilmente inverosimile”. “Dopo aver tentato di dissociarsi dalla posizione di Amanda ha scelto successivamente di percorrere una strada diversa e più tortuosa, peraltro simile a quella della ragazza, basata, come nel caso di costei, sulla dimenticanza da abuso di droghe”. Quanto al coltello ritrovato in un cassetto della cucina del giovane pugliese, su cui sono state rinvenute tracce di dna di Amanda (sul manico) e di Meredith (sulla lama), per i giudici non esistono elementi per escludere che quella sia stata l’arma del delitto. Così come l’impronta di scarpa trovata accanto al cadavere di Meredith: per il Riesame quell’impronta è compatibile con Sollecito e non con l’analoga scarpa, numero 45, dell’ivoriano Guede, anche se occorrono ulteriori elementi comparativi.

Altro indizio contro Amanda e Raffaele è che i due, sempre secondo la tesi dei giudici, “erano insieme alle 20.40 del 1 novembre e sarebbero stati ancora insieme nel corso della notte e il mattino successivo”. La stessa tesi afferma che la ragazza non avrebbe potuto da sola prendere da casa di Raffaele il coltello con cui è stata uccisa Meredith e riportarlo in casa di Sollecito: “Tutto ciò è suffragato, al di là dei triti argomenti che si vorrebbero desumere dall’acquisto di candeggina, prima, dopo o durante, dal fatto che in casa di Sollecito furono effettuati in quel frangente rilevanti lavaggi, variamente giustificati dai due protagonisti (in una dichiarazione Amanda parlò della necessità di ripulire la camera che si era sporcata durante la serata) e tali da comportare comunque il prelevamento in via della Pergola perfino di un mocho”.

Tornando all”ipotesi che Meredith sia stata uccisa da un conoscente, il Riesame evidenzia la mancanza di segni di effrazione alla porta di ingresso: “Tale elemento – scrive – dimostra che il carnefice non dovette esercitare nessuna violenza per entrare, avendo utilizzato le chiavi o essendo stato fatto entrare dalla stessa vittima”.

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