SANTARPINO. Una grande vittoria per lopposizione santarpinese. Così il consigliere di opposizione Eugenio Di Santo (che, stando ad alcune indiscrezioni, sarà candidato a sindaco alle amministrative 2008 contro Savoia) commenta lassoluzione per diffamazione del movimento Rinascita Santarpinese operata venerdì 30 novembre dal tribunale di Aversa.
Laccusa era stata avanzata dal sindaco dal sindaco Giuseppe Savoia e dal presidente del Consiglio Comunale Oreste Perrotta contro i responsabili del movimento civico – Salvatore Brasiello, difeso dallavvocato Pasquale Fedele, Tiberio Boerio, difeso dallavvocato Alessandro Sergi, Vito Compagnone, difeso dallavvocato Domenico Cesaro, e Giuseppe Del Vecchio, difesa dellavvocato Bruno Vegnente a seguito della diffusione di due volantini (La fame di Oreste Perrotta e Mistificatori, bugiardi e diffamatori) con cui veniva criticato loperato dei due politici. Per lopposizione, la sentenza del giudice monocratico Alberto Maria Picardi non solo ha smentito la tesi in giudizio ma probabilmente lintera linea politica dellamministrazione comunale, basata su minacce di querele ed intimidazioni e sul non accettare le opinioni di chi esercita il legittimo diritto-dovere di critica.
Queste le motivazioni della sentenza: Occorre preliminarmente precisare che, come si evince agevolmente dalla lettura delle pubblicazioni incriminate, sono tratte a giudizio persone che, a ragione o a torto, hanno inteso svolgere attività di critica politica, anche attraverso la sponda di alcuni consiglieri (indicati nella persona del Di Santo e del D”Antonio) presenti nella Giunta comunale di SantArpino, previa costituzione di un apposito comitato. Occorre allora dire, innanzitutto, che non pare in discussione la presenza di uno dei fondamenti del suddetto diritto, e cioè la natura pubblica dei soggetti. Né pare in discussione la verità storica dei fatti indicati nei predetti volantini, poiché, come meglio si vedrà in seguito, si tratta, per lo più, di critiche generiche alla amministrazione cittadina. In particolare, quanto al volantino indirizzato ad Oreste Perrotta, appare pacifico ed evidente che egli viene attaccato nella veste di Presidente del Consiglio Comunale e gli addebiti a lui mossi sono strettamente connessi a questa sua pubblica funzione e non anche gratuitamente alla sua persona. Gli si contesta, invero, di essersi mangiato un documento politico perché, stando a quanto riferito dagli imputati nel volantino, egli sarebbe successivamente venuto meno ad un impegno politico assunto nei loro confronti di far emergere le sue pregresse affermazioni, evidentemente non lusinghiere, nei confronti degli attuali suoi compagni di partito appartenenti ai Ds. E evidente, dalla lettura completa del testo in oggetto, che il termine rimangiarsi un documento, sicuramente di per sé offensivo, consiste in una critica aspra, forse inutilmente ed eccessivamente feroce e polemica nei confronti di un esponente politico che sarebbe venuto meno a presunti impegni presi di natura politica; ma, così contestualizzata laccusa nei suoi confronti, non pare, allo scrivente, eccedere i limiti del diritto di critica politica, visto che, sebbene con frasi polemiche ed aspre, di fatto lo si sta accusando di presunta incoerenza politica e non di aver soppresso documenti pubblici, al punto addirittura da mangiarli, e perciò non pare venga accusato di presunti reati o gravi illeciti. Ne consegue che anche il riferimento alla sua fame, proprio perché trattasi di una frase usata in tale contesto e, per di più, volutamente virgolettata, non può inequivocamente riferirsi o alludere a sue presunte bramosie di potere e di affari lucrosi illeciti – come prospettato dal suo difensore a comprova della natura – ma sembra, invece, riferirsi proprio alla sua condotta di presunta mangiata di un documento politico. Quanto, invece, all”altro documento, il riferimento alle misere bugie e alle gravi falsità, all”epiteto di mistificatori e di bugiardi di mestiere e di banda di cui fa parte il sindaco Savoia, sono frasi di per sé pacificamente offensive ma non paiono, innanzitutto, se si legge il documento in atti, rivolte alla persona del sindaco oggi costituitosi parte civile in quanto espressamente dirette alla Giunta, e quindi, visto l”oggetto degli strali appaiono frasi, sicuramente polemiche ed eccessive, ma piuttosto generiche e, quindi, vuote di significato concretamente ingiurioso nei confronti delluno e dell”altro membro della Giunta stessa quali il sindaco o uno dei suoi assessori. Il riferimento al Sindaco è fatto solo nella parte finale del volantino al solo scopo di sfidarlo al confronto politico nella piazza del paese per venire a rispondere di precisi argomenti della vita cittadina su cui è oggetto di accusa di mala gestio
Al riguardo, il consigliere Di Santo dichiara: Questa sentenza mette fine ad un modo di intendere la lotta politica basata sulla intimidazione. Il giudice Picardi ha messo una pietra tombale sulla strategia della giunta Savoia di non consentire critiche del tutto legittime. Il rigetto senza nemmeno dibattere la causa è la prova dellinsussistenza di ogni ragione da parte di Savoia e Perrotta. Il tentativo di chiudere la bocca allopposizione utilizzando mezzi e denaro pubblico è stato miseramente sconfitto. Mi corre lobbligo di felicitarmi e complimentarmi con gli amici che sono stati costretti a sottostare ad un giudizio loro malgrado.