Agro Aversano, un”isola da ricostruire

di Redazione

litorae domitioAVERSA. Sono convinto che sia giunto il momento di raccontare come si vive altrove, vale a dire fuori dall’agro aversano. In altre realtà, anche con delle difficoltà, si vive bene.

Allora dobbiamo costruire le stesse condizioni anche da noi, senza se e senza ma. Le chiacchiere hanno avuto il proprio tempo, ora bisogna reagire. Quello che cito è frutto di esperienza vissuta, acquisita attraverso il peregrinare in giro per l’italia, poiché questo territorio la prima cosa che non ha mai garantito ai suoi figli è stato il lavoro, al massimo ha garantito il lavoro nero.

Inizio da Piombino: per chi non la conosce è una cittadina toscana affacciata sul mare, simpatica, di dimensioni simili ad Aversa. La mattina ti alzi, respiri un’aria marina meravigliosa, tutto ciò che ti circonda sembra irreale. La gente è rispettosa di quello che possiede, rispetta l’ambiente, non parcheggia fuori posto, non getta nulla a terra, i ragazzi portano tutti i caschi, gli amministratori rispettano e fanno rispettare le leggi. Insomma, sembra di vivere in un”altra Italia. La mattina non vedi quell’esercito di operatori ecologici a raccogliere la spazzatura. Durante la giornata, a turno, due operatori camminano per il centro cittadino con tanto di carrellino con cestini, muniti di scopa e paletta, vanno avanti e indietro a spazzare per le strade, raccogliendo tutto ciò che trovano per terra, anche i mozziconi di sigarette.

A Perugia, ed anche nella capitale, la mattina un solo operatore con il camion della nettezza urbana si affianca al contenitore della spazzatura, senza scendere dal camion, lo inforca e deposita la spazzatura nel cassone del camion e va via. Dopo nemmeno un’ora passa un altro operatore, compie la stessa operazione, con un altro mezzo che si chiama “lavatrice”: appunto, lava e disinfetta il cassonetto della spazzatura rimettendolo al suo posto, rigorosamente senza scendere dal camion. Solo due operatori hanno fatto un lavoro egregio a costi minimi. La cosa che mi ha sempre colpito di più: ovunque sono stato oltre l’agro aversano si usava quasi sempre lo stesso procedimento. Da noi ci vogliono tre persone per fare la stessa cosa. In tanti altri comuni, dove ho avuto la fortuna di poter constatare per mano come si vive bene, usano lo stesso sistema, tutto funziona ed è efficiente, per giunta pagano la Tarsu la metà della nostra. Chissà perché? Forse dipende da chi amministra? Un”altra cosa importante: il rispetto del cittadino nei confronti della sua città, è la prima ed importante priorità per far funzionare la vita sociale di un comune.

A Pesaro guardavo il loro litorale e immaginavo il nostro, quello che parte dai confini napoletani fino a Scauri. Lì c’erano chilometri di alberghi tutti affacciati sul mare o, al massimo, a poche centinaia di metri da esso. Tante strutture d’intrattenimento armonizzavano le giornate dei turisti. Una cosa hanno in comune a noi: il mare, ma da loro ci sono sempre tanti turisti. Il turismo nel litorale adriatico, e anche di quello toscano, è una fonte di ricchezza che dà lavoro a tante persone, a tante imprese.

Noi abbiamo lo stesso litorale, anzi, il nostro è molto più lungo e più importante di quello adriatico. A pochi passi dalla costa casertana abbiamo le città di Napoli e di Caserta. Due luoghi con tradizioni e ricchezze storiche che c’invidia tutto il mondo, o meglio, che prima c’invidiava visto che sono sotterrati dalla monnezza. Eppure, il nostro litorale non funziona, non c’è nulla, è nel pieno del degrado, e non è mai stato sviluppato. La costa toscana, partendo da Orbetello fino a Viareggio, con investimenti mirati, è stata messa in condizione di ricevere tanti turisti, i primi a correre sulla costa toscana per le loro vacanze sono i politici italiani che affollano il nostro parlamento. Perché non vengono a Ischitella o a Castel Volturno? In fondo anche noi abbiamo il mare! Nel corso degli anni alla guida della nostra provincia si sono alternate giunte di centrodestra e centrosinistra, possibile che nessuno è mai riuscito a sviluppare il nostro litorale?

Mi fermo qui, altrimenti potrei scrivere un romanzo sulle bellezze che altri hanno costruito, che abbiamo anche noi, ma che non sono mai state messe in condizione di svilupparsi. Mi limito a dire soltanto che il nostro sottosviluppo sembra voluto, altrimenti non c’è altra ragione per cui l’agro e la provincia di Caserta non hanno mai avuto il benessere che c’è altrove. Con un grande sviluppo anche la malavita organizzata non avrebbe ragione di esistere.

La Campania ha beneficiato di contributi di Stato ed europei per lo sviluppo del Mezzogiorno, questi soldi che fine hanno fatto? Gli stessi contributi, sotto altre forme, sono stati mandati alle altre regioni, soltanto che lì hanno saputo investire spendendo i soldi per far crescere l’economia e sviluppare i territori, da noi non si riesce a capire che fine abbiano fatto. La colpa non può essere attribuita al popolo dell’agro, le responsabilità sono attribuibili soltanto alla classe politica di centrodestra e centrosinistra che nel corso degli anni ha governato la nostra provincia.

Ci sono due film del grande Massimo Troisi dal titolo “Non ci resta che piangere” e “Ricomincio da tre”, usiamoli come metafora e decidiamo quale dei due usare trasformandoli in: “Non ci resta che rassegnarci” oppure “Ricominciamo da zero”. Il grande Massimo diceva “ricomincio da tre perché perlomeno tre cose buone nella vita le ho fatte”, purtroppo noi dobbiamo ricominciare da zero, perché in questa provincia maledetta è stato costruito ben poco per ricominciare da qualcosa.

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