AVERSA. Il 25 gennaio prossimo, giorno della Conversione di San Paolo, Aversa festeggia il proprio Santo Patrono. Lo fa in maniera molto sobria, con diverse manifestazioni religiose, così come è giusto che sia.
Non è mai stata una festa grande. Niente luminarie, niente bancarelle di leccornie. Ma, almeno, e chi non è più giovanissimo lo ricorderà certamente, cera una suggestiva e solenne processione che faceva registrare la presenza di tutte le statue dei santi, come dire, più rappresentativi. I preparativi iniziavano il giorno prima, quando, nel pomeriggio, le statue dei santi partecipanti al corteo religioso si trasferivano dalle chiese di provenienza alla cattedrale, dove pernottavano. La mattina successiva il corteo, che avrebbe percorso le strade cittadine, veniva composto facendo sfilare le varie statue dei santi (accompagnate ognuna dalla propria congregra (i cui componenti indossavano le relative insegne) a seconda dellimportanza. Almeno così piaceva credere al popolo che si divertiva a valutare il valore delle statue dando minore importanza ai primi santi fino a giungere a quelli importanti. E quelli importanti erano i cosiddetti santi dargento, ossia i busti dargento, come San Sebastiano (esposto a New York alla mostra del Settecento Napoletano) o San Donato (conservato allAnnunziata e trafugato diversi anni or sono) che, guarda caso, chiudevano la processione venendo piazzati immediatamente prima di San Paolo, anchesso dargento. Tantè che ad Aversa nacque un modo di dire tutto locale secondo il quale quando vedi i santi dargento è finita la processione. Ossia, quando vedi che compaiono le persone importanti, significa che levento volge al termine. Una manifestazione singolare, suggestiva e sentita che, però, negli anni scorsi è stata abolita dai predecessori dellarcivescovo Mario Milano al quale, facendo nostre anche le richieste di molti deviti aversani, chiediamo di ripristinarla. Capiamo bene che per questo anno è impossibile. E ormai tardi. Ma per lanno prossimo sarebbe auspicabile un ripristino. Il recupero del patrimonio culturale credo rappresenti un imperativo categorico.