CASERTA. La segreteria provinciale di Caserta del partito della Rifondazione Comunista ha espresso, nella riunione del 9 gennaio, un giudizio condizionato e articolato sugli ultimi provvedimenti del governo per fronteggiare l’emergenza rifiuti.
“I provvedimenti del governo, nella sostanza, costituiscono un riconoscimento, seppur tardivo, delle ragioni che sinistra ed ecologisti sostengono da anni: e cioè, in sintesi, che bisogna porre fine al commissariamento e che, al di là e a prescindere dalla impiantistica finale, è comunque necessaria la raccolta differenziata, per rendere efficace il ciclo. Se davvero il commissariamento durerà solo 4 mesi, aprendo la fase della provincializzazione del ciclo dei rifiuti; se si andrà fino in fondo nell’avvio della raccolta differenziata anche d’imperio, fino al commissariamento dei comuni inadempienti; se l’esercito sarà utilizzato non per ordine pubblico ma per ripulire le strade e per trasportare i rifiuti, sottraendo alla camorra questo pezzo di business; se, ancora, saranno sciolti quei carrozzoni clientelari inutili che sono i consorzi, questi provvedimenti avranno un segno prevalentemente positivo. Ed è del tutto strumentale la polemica di questi giorni in primis del Governatore della Campania e poi della stampa, soprattutto di parte confindustriale, contro la sinistra e gli ecologisti che hanno contestato questo piano dei rifiuti e la scelta dei termovalorizzatori. Proprio la situazione campana con oltre 7 milioni di eco-balle che nessun termovalorizzatore potrà bruciare (almeno non per produrre energia e incassare gli incentivi CIP6), dimostra con tutta evidenza che, anche se il termovalorizzatore fosse stato in funzione, sarebbe cambiato ben poco. Le ecoballe di tal quale prodotte solo per aumentare le ragioni di credito di Fibe rispetto al sistema finanziario hanno intasato tutte le zone disponibili, e per favorire gli interessi di un privato, si è determinato un disastro senza precedenti. Se saranno adottate misure efficaci dai Comuni (anche e soprattutto dal Comune di Napoli) per una raccolta differenziata seria (porta a porta e almeno secco-umido), se saranno realizzate comune per comune, in zone non urbane e non agricole, le isole ecologiche, per favorire il conferimento dei materiali differenziati e, in capannoni chiusi, i siti di trasferenza per l’umido (in direzione degli impianti di compost) e per il residuo indifferenziato (verso discariche controllate e impianti); se le provincie accompagneranno, coordineranno ed assisteranno i comuni fin da subito per l’avvio di una buona raccolta differenziata; se realizzeranno gli impianti di compostaggio (a partire dalla conversione dei capannoni degli impianti di CDR, che è meglio fermare, affinché non producano altre balle, altra frazione organica inquinata, altro disagio); se saranno realizzate, per il residuo indifferenziato, discariche controllate o impianti innovativi di trattamento dei rifiuti di ambito intercomunale o provinciale; se tutto ciò sarà fatto si renderà “de facto” superfluo il ricorso ai termovalorizzatori. Non serve, insomma, una disputa ideologica sull’incenerimento: non è la soluzione, né tantomeno la priorità: la funzione degli impianti e delle discariche dipenderà dal livello di differenziazione, di riduzione e di riciclo dei rifiuti. Anche sulla nomina di De Gennaro, tuttora inquisito per istigazione a false dichiarazioni sui fatti del G8 di Genova, non ci interessa polemizzare sul suo passato, il cui giudizio è affidato non solo alla Magistratura ma alla memoria della generazione politica che ha vissuto Genova, ma piuttosto su quello che farà: il problema dei rifiuti non si risolve con la militarizzazione del territorio o con la forza, ma con la capacità di creare consenso intorno alle soluzioni e mantenendo gli impegni assunti. In questo senso il governo ha fatto bene a non definire, come precedentemente aveva fatto il Commissariato e lo stesso Governatore, come unica strada la riapertura indiscriminata delle vecchie discariche, a partire da Pianura. Una scelta del genere sarebbe socialmente ingiusta. difficilmente applicabile, estremamente onerosa. Bisognerà verificare caso per caso; e comunque ci sarà bisogno dell’aiuto delle altre regioni e forse anche di altre nazioni, soprattutto per reperire impianti in grado di trattare i rifiuti tal quali. Oltre l’orizzonte dell’emergenza anche in Campania è necessario affrontare il tema della riduzione dei rifiuti: ci vuole una legge regionale o nazionale che incentivi il ‘vuoto a rendere’ e che penalizzi ‘l’usa e getta’; c’è bisogno di una critica pratica a quei modelli di consumo e di vita che sono alla radice di questa crisi di civiltà che attanaglia in particolare la Campania ed il Mezzogiorno, frontiere avanzate della modernizzazione neo-liberista e terreno più profondo della crisi della politica. La crisi campana è infatti una crisi complessiva e dentro e dietro l’emergenza rifiuti vi è una altrettanto permanente emergenza della crisi della politica, come separazione dagli interessi generali delle classi sociali e come egemonia del lobbismo. Una politica che, nell’ergersi a difesa di se stessa come ceto e come rappresentanza di interessi generalmente forti, non riesce a dare risposte credibili alla necessità di cambiamento che urge nella nostra regione. Non solo i rifiuti, ma tutto il settore ambientale è commissariato (bonifiche, acque, rifiuti) e in questa direzione si va per quanto riguarda la voragine apertasi nella sanità pubblica, mentre regna grande confusione rispetto alle assi di sviluppo economico. E di fronte a questa situazione che richiederebbe uno scatto d’orgoglio, una mobilitazione generale di popolo, un rilancio dei grandi significati della politica come partecipazione, si preferisce tirare a campare e gestire il pessimo stato di cose presenti. Oggi discutiamo dei rifiuti, ma domani dovremo affrontare, volenti o nolenti, la discussione sulla ‘altra emergenza’ campana che è anch’essa, come si è visto in questi giorni, questione nazionale, e cioè la specifica crisi della politica campana e, soprattutto, la necessità di una novità urgente. La situazione impone oggi a tutti i responsabili di restare al proprio posto per la durata dell’emergenza. Ma poi bisogna trovare dentro lo stesso quadro politico di centro sinistra, il coraggio per avviare un percorso di innovazione e partecipazione, prevedendo, prima che lo impongano altri, una verifica elettorale in tempi realistici, e dimostrando rispetto per il giudizio democratico e popolare, provando ad evitare, così, di consegnare completamente all’anti-politica e alle destre l’intera regione”.