PALERMO. Il Tribunale di Palermo ha condannato il Presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro a cinque anni di reclusione nellambito dellinchiesta su alcune talpe alla Dda del capoluogo siciliano.
I giudici della terza sezione penale, riuniti in Camera di consiglio dalle 9.40 di mercoledì, hanno ridotto di tre anni la richiesta dellaccusa imputando Cuffaro di favoreggiamento e violazione del segreto dufficio ma senza laggravante di agevolazione mafiosa. Inoltre e’ stata applicata anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Limputato, presente in aula, ha stretto la mano ai tre pm, il procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, e i sostituti Maurizio De Lucia e Michele Prestipino, dichiarandosi rispettoso delle istituzioni. Dopo la lettura della sentenza Cuffaro ha dichiarato: Mi sento un po’ più confortato perché sapevo di non essere colluso con la mafia e di non aver mai fatto niente per favorire la mafia. Il fatto che anche una corte per cui ho avuto grande rispetto me lo abbia riconosciuto è di molto conforto. Assieme ai miei avvocati ha aggiunto- leggeremo la sentenza e ricorreremo in appello perché anche questi residui capi di accusa possano essere spiegati alla corte di appello che ci giudicherà. Domani mattina ha concluso il presidente della regione – di buon’ora ora come sempre incontrerò la gente e alle 8 devo sedermi al mio tavolo di lavoro perché la Sicilia ha bisogno di un presidente che la faccia crescere. Oltre a Cuffaro cerano altre dodici persone fisiche e due società imputate nel processo, tra cui l’imprenditore della sanità Michele Aiello, condannato a 14 anni, il maresciallo del Ros dei carabinieri, Giorgio Riolo, condannato a 7 anni, Lorenzo Iannì, dipendente dell’Asl 6, ex dirigente del distretto di Bagheria accusato di truffa sanitaria condannato a 4 anni e 6 mesi, come il medico radiologo Aldo Carcione, ed infine l’ex vicequestore Giacomo Venezia che è stato condannato a 3 anni.