ROMA. Il nuovo anno si apre con una nuova polemica sullariforma elettorale. Dario Franceschini, vicesegretario del Pd, in previsione del vertice di maggioranza previsto per il 10 gennaio, propone di adottare il modello francese con lelezione diretta del presidente.
Il modello francese sarebbe quello ideale, bisogna considerare all’elezione diretta del presidente. Io penso al Presidente della Repubblica come in Francia, ma si può discutere anche di una figura più simile al sindaco d’Italia. Che poi sia il presidente della Repubblica eletto, come votò la Bicamerale nel ’97, o che sia un modello che si avvicini di più al sindaco d’Italia, c’é spazio per discuterne; ma insomma, un rafforzamento del ruolo di guida del Paese attraverso l’elezione diretta, bilanciata da un Parlamento forte con poteri veri, mi sembra una cosa cu sui dobbiamo avere la capacità di non rimanere legati agli atteggiamenti degli anni passati. Per Franceschini è positivo e importante il dialogo in corso tra le forze politiche perché ci sono delle scadenze molto ravvicinate e se la corte Costituzionale ammetterà il referendum a gennaio, a quel punto per fare la legge resterà solo un mese e mezzo. Secondo il numero due del Partito Democratico solo il modello dOltralpe potrebbe risolvere la situazione delBelpaese in cui è impossibile decidere qualcosa perché è tutto arenato e impantanato.
Non tardano ad arrivare le risposte a Franceschini. Il presidente dei senatori di Rifondazione, Giovanni Russo Spena,boccia la proposta giudicandola irricevibile, e penso che lo stesso Franceschini se ne renda conto. Critiche anche da Roberto Calderoli della Lega: La proposta di riforma della legge elettorale lanciata da Franceschini sul sindaco d’Italia rappresenta il simbolo del caos che regna sovrano in questa maggioranza. Ora attendiamo con pazienza, ormai esaurita da tempo – aggiunge – il vertice dell’Unione del 10 di gennaio per sapere, finalmente, se esista ancora una maggioranza e se la stessa abbia un modello condiviso di legge elettorale da proporre, augurandoci che qualcuno non pensi nel frattempo al modello keniota! Ma dopo il 10 il presidente Napolitano, inevitabilmente, dovrà rimandare il Paese alle urne. Cauta, invece, Forza Italia che non si esprime esplicitamente sulla questione: Non diciamo ne’ sì, ne’ no, ne’ forse. Occorre vederci in Parlamento e discutere con calma di eventuali proposte, spiega Enrico La Loggia, responsabile riforme dei berlusconiani.