BELGRADO (Serbia). 6,7 milioni di cittadini sono chiamati oggi alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali in Serbia. In lizza nove candidati, ma i sondaggi indicano che la corsa sarà a due, ossia fra il presidente in carica, Boris Tadic, leader del Partito Democratico, e Tomislav Nikolic, leader del Partito Radicale Serbo (Srs, opposizione ultranazionalista).
Entrambi, comunque, non dovrebbero superare il quorum del 50% più uno e, pertanto, sono destinati (come accadde nel 2004) ad un ballottaggio in programma il 3 febbraio. Secondo i pronostici, lo sfidante Nikolic andrebbe in vantaggio al primo turno, ma Tadic sarebbe favorito per il ballottaggio.
Fra i sette candidati minori, almeno tre cercheranno di raccogliere voti necessari ad assumere peso al secondo turno: il ministro delle infrastrutture Velimir Ilic, il socialista Milutin Mrkonic, vecchio sodale di Milosevic, e il giovane ultraliberale Cedomir Jovanovic, unico candidato disposto ad accettare la perdita della regione del Kosovo.
Argomento principale della competizione è il riconoscimento dellindipendenza del Kosovo, verso la quale i due candidati si sono dichiarati entrambi contrari. Ma con una differenza: Tadic punta allentrata della Serbia nellUnione Europea e nella Nato e sarebbe disposto anche a fare un passo indietro piuttosto che avere una rottura con lEuropa, mentre Nikolic non nutre ambizioni europee, anzi guarda con attenzione Mosca.