Prodi vuole provarci al Senato. Ipotesi governo tecnico

di Antonio Taglialatela

Romano Prodi ROMA. Sarebbe caduta l’ipotesi delle dimissioni anticipate. Dopo la fiducia ottenuta alla Camera, il premier Romano Prodi vorrebbe tentare un disperato tentativo al Senato e, quindi, continuare la “parlamentarizzazione” della crisi.

Ad annunciarlo sono stati alcuni ministri ulivisti riunitisi in serata con il premier, che prima aveva incontrato Veltroni e i vertici del Pd. La situazione a Palazzo Madama si presenta alquanto “tragica” per il Professore che, al momento, può contare solo su 156 voti, compresi quelli dei sei senatori a vita, rispetto ai 158 con cui ha iniziato la legislatura. Contro avrebbe 161 voti. Ieri la situazione era “in pareggio”: 160 contro 160 e pertanto, nonostante la defezione dei tre senatori dell’Udeur, poteva tentare di conquistare il voto di un senatore e “tirare a campare”. Ma a spegnere questa speranza ci hanno pensato oggi, annunciando i proprio ‘no’, il senatore ex An Domenico Fisichella e i due liberaldemocratici Lamberto Dini e Giuseppe Scalera, i quali probabilmente si asterranno e che si sono divisi con l’altro diniano Natale D’Amico, il quale voterà la fiducia. A questi si aggiungono gli ampiamente annunciati ‘no’ dei tre dell’Udeur Clemente Mastella, Tommaso Barbato e Nuccio Cusumano e quello del dissidente della sinistra Franco Turigliatto. Ecco perché, conti alla mano, Prodi vuole pensarci bene prima di affrontare il voto in Senato. Gli servono tre voti, quattro per essere matematicamente sicuro nel caso i diniani dovessero votare contro anziché non partecipare al voto.

Ci sarebbe poi un’altra ipotesi: un governo di “larghe intese”, da affidare ad un soggetto istituzionale (l”attuale presidente del Senato Franco Marini?), che approvi una riforma della legge elettorale e arrivi fino al voto della primavera 2009. Su questo, secondo un lancio dell’Agi, starebbe ricevendo pressioni Silvio Berlusconi, che oggi avrebbe detto: “Sto ricevendo tante di quelle pressioni per un governo di larghe intese. Ma ora non ci sono le condizioni. Reincarico a Prodi? Vediamo, dia le dimissioni, ma in ogni caso è finito, io voglio il voto”. Ipotesi che troverebbe l’ok dell’Udc, non a caso il leader Pierferdinando Casini oggi, durante il suo intervento alla Camera, ha teso la mano al Pd, confermando l’interesse ad una eventuale intesa per una riforma elettorale alla tedesca e si è detto possibilista rispetto all’ipotesi di un governo tecnico.

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Redazione
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