NAPOLI-CASERTA. Nel cosiddetto triangolo dei fuochi, a cavallo fra le province di Napoli e Caserta, cè unincidenza di patologie tumorali altamente superiore alla media nazionale.
Lo denunciano da anni le associazioni ambientaliste, lo ha certificato lOrganizzazione Mondiale della Sanità in uno studio presentato lo scorso mese di Aprile, riferito a dati rilevati negli anni a cavallo del 2000. Ma già a metà anni 90 una relazione della commissione Parlamentare per lEmergenza Rifiuti in Campania lanciava un preoccupante allarme per la salute pubblica, avendo riscontrato un alto tasso di metalli pesanti (cadmio, piombo, nichel, ferro) nella frutta e nella verdura coltivata in quella che una volta era la Campania Felix. Le cause? Abbandono di rifiuti tossici e gli incendi notturni dei rifiuti abbandonati nelle campagna, che hanno fruttato alla zona lappellativo di terra dei fuochi. Una pratica che ha avuto inizio negli anni 80.
Lo studio OMS ha effettuato analisi descrittive di mortalità sul territorio comunale delle province di Napoli e Caserta, utilizzando i dati Istat, forniti dallOsservatorio Epidemiologico Regionale della Regione Campania. Sono state quindi studiate 20 cause di decesso nel periodo 1994-2001, tra cui la mortalità per tutte le cause, per tutte le cause tumorali e per un insieme malattie tumorali specifiche, associate dalla letteratura scientifica alla presenza di discariche di rifiuti o di inceneritori sul territorio. I risultati? Le analisi hanno permesso di identificare unarea nella quale la mortalità generale e i tassi specifici per diversi tumori sono particolarmente elevati rispetto ai valori regionali. In particolare la mortalità per tutte le cause è aumentata del 19% per gli uomini in provincia di Caserta e del 43% in provincia di Napoli, per le donne invece le percentuali sono del 23% e del 47% rispettivamente. Di che cosa si muore? Di cancro, innanzitutto. Dello stomaco, del rene, del fegato, di trachea, bronchi e polmoni, della pleura e della vescica. Con metodi analoghi si è studiata la distribuzione delle malformazioni congenite.
Quello che manca però è unanalisi dellincidenza delle patologie del Motoneurone come ad esempio la Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una rara e grave malattia neurodegenerativa al momento inguaribile che comporta la progressiva paralisi della muscolatura volontaria di chi ne è colpito (in Italia, attualmente, si contano complessivamente circa 5.000 casi di Sla).
Lo denuncia Antonio Tessitore, di Villa Literno (Caserta), ormai diventato un punto di riferimento, in Campania, per tutti i malati Sla: Quasi quotidianamente vengo contattato da persone che mi parlano di parenti colpiti da questa malattia, anche molto giovani. Raffrontando le percentuali di incidenza della Sla in Campania con il resto dItalia cè da rimanere atterriti: Solo nei Comuni del mio comprensorio (Villa Literno) ho contato 16 casi, su una popolazione di circa 25mila persone: è unenormità, ma nessuno ne parla. Del resto, stando agli studi più recenti, proprio la presenza di metalli pesanti nellorganismo potrebbe essere una delle cause scatenanti della Sla.
Sul tema è intervenuto anche Mario Melazzini, presidente nazionale dellAiSla (Associazione Italiana Sclerosi Latrale Amiotrofica) che dal 1983 promuove nel nostro Paese la tutela, lassistenza e la cura dei malati di Sla e dei loro famigliari: Considerando che normalmente la prevalenza della Sla è pari a 6-8 ogni 100 mila abitanti, il riscontro di una frequenza della Sla decisamente maggiore in un campione di popolazione tanto ristretto quale è quello rappresentato da Villa Literno e dai Comuni limitrofi desta sicuramente qualche preoccupazione. – sottolinea Melazzin La Sla è infatti considerata dalla comunità scientifica una malattia ad eziopatogenesi multifattoriale, nellambito della quale si ritiene che alcuni fattori tossici ambientali giochino un ruolo scatenante linsorgere della malattia.