Ancora una rissa: allarme sicurezza in via Corcioni

di Redazione

 AVERSA. Ancora una volta l’area compresa tra via Ettore Corcioni e le strade circostanti è stata teatro di una rissa tra giovanissimi. Per l’ennesima volta, gli abitanti delle due strade sono stati costretti ad assistere a scene d’inaudita violenza.

Episodi di una brutalità irresponsabile e irragionevole che solo la fortuna non ha ancora trasformato in tragedia. Quante volte ancora, però, possiamo contare sulla buona sorte? Con chi ce la prenderemo, quando la nostra buona stella ci abbandonerà? Qualcosa bisognerà pur fare. Non è possibile assistere periodicamente a queste scene d’ordinaria follia collettiva. Ma cosa possiamo concretamente fare per evitare le scene di guerriglia urbana con la gente che fugge, le urla animalesche, gli oggetti contundenti che si abbattono su giovani vite rischiando di spezzarle per sempre? Le forze dell’ordine, per la verità, si sono mosse sul terreno della prevenzione, facendo scendere in campo delle pattuglie di giovani “condor”: carabinieri in borghese su moto di grossa cilindrata o auto civetta, che effettuano ronde, serali e notturne, nelle zone più a rischio della città. Evidentemente questo non basta. Il problema è anche di natura culturale. Finché ci sarà la cultura dell’affermazione personale, ottenuta dimostrando d’essere “guappo”, non si risolverà un bel niente. E’ mai possibile che certi personaggi non riescano a capire di avere fallito su tutta la linea. Educare i figli ad essere violenti per affermare il proprio potere sui più deboli ha portato solo morte, dolore e distruzione in una terra un tempo invidiata dal resto della nazione per il clima mite, le bellezze naturali, l’arte, la cultura e la gastronomia. Che cosa c’è rimasto ora, grazie a questo modo barbaro di pensare la vita: immondizia, violenza, sopraffazione, povertà e finta ricchezza. Dico “finta ricchezza” perché vedere Ferrari, Lamborghini, Harley-Davidson e altri giocattoli per i ricchi, acquistati chissà come e pagati chissà quando, circolare tra due ali d’immondizia fa solo nascere un senso di commiserazione, non certo d’invidia, per la “ricchezza” altrui.

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