ROMA. Un monito quello di Silvio Berlusconi a Pier Ferdinando Casini: La gente è stanca delle divisioni e dei giochetti politici di Palazzo. E le indicazioni unitarie che ci ha dato il nostro popolo negli ultimi due anni sono chiare, pressanti. Noi le rispetteremo e andremo avanti su questa strada, senza tentennamenti.
La scelta spetta a loro, afferma il Cavaliere riferendosi allUdc, restio ad entrare nella lista unica del Popolo della Libertà con Fi e An. E sottolinea: Conoscono quanto noi il sistema elettorale in vigore. Come noi fanno parte della famiglia europea del Ppe, così come anche l”Udeur, che potrebbe rientrare nello schieramento moderato, così che oggi tutti i partiti italiani che sono nel Ppe stiamo dalla stessa parte politica. Berlusconi parla anche del decreto sullelection day, ossia allaccorpamento di politiche e amministrative per il 13-14 aprile: Voler imporre per decreto lelection day e obbligare gli italiani a votare insieme per le elezioni politiche e per quelle amministrative, mi sembra un pessimo inizio di dialogo. Dialogo che, comunque, il leader di Fi si dichiara pronto ad intraprendere con i propri avversari sul tema delle riforme. Tornando allUdc, il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, tende la mano al partito di Casini, dichiarandosi convinto che lo scudocrociato debba correre con il Pdl. Ho letto che Gianfranco Fini confida nella lungimiranza di Casini e che Roberto Formigoni ritiene necessaria la presenza dellUdc in una lista, qual è il Pdl, dove vi è una forte presenza di cattolici. Anchio sono di questidea e spero si riesca a trovare una soluzione in grado di accontentare tutti. La soluzione, per Bonaiuti, è impegnarsi affinché il percorso del Pdl vada portato avanti attraverso la costituzione di gruppi unici dopo le elezioni. E sul fatto che lunione tra più partiti del centrodestra possa comportare un calo di consensi, Bonaiuti dice: Non è una unione di partiti, è la nascita di un popolo nuovo. È lo stesso popolo del 2 dicembre 2006 a piazza San Giovanni. Con ideali comuni, principi comuni, un afflato comune di valori di quella gente che protestava contro il governo Prodi.