Gli inceneritori producono più scarti dei rifiuti bruciati

di Redazione

inceneritoreNonostante sempre più persone si dicano affascinate dal “canto delle sirene” pro termovalorizzatori o, per meglio dire, pro inceneritori (il termine “termovalorizzatore” non viene inoltre mai utilizzato sia nelle normative europee e sia in quelle italiane di riferimento, nelle quali si parla solo di “inceneritori”), ancora una volta tentiamo di chiarire che la costruzione di questi impianti è un suicidio.

Un esempio per tutti: lo sapete che la quantità di “scarti” prodotti da un inceneritore (tipo quello d’Acerra) è notevolmente superiore alla quantità di rifiuti che riesce ad incenerire? Gli inceneritori, infatti, trasformano un’enorme quantità di rifiuti solidi, concreti e visibili in una quantità spropositata di scarti di produzione, gassosi, immateriali e invisibili. Questi “scarti” sono molto più dannosi per l’ambiente e per la salute umana di qualsiasi rifiuto solido urbano. La clamorosa disinformazione, che “gente interessata” ogni giorno propina al grande pubblico, finora ha prodotto l’irreale sillogismo: rifiuto bruciato uguale a rifiuto scomparso. Nulla di più assurdo. In natura nulla si crea e nulla si distrugge. Cambia forma, cambia stato d’aggregazione (da liquido ad aeriforme, da solido a liquido ecc.), ma certamente non scompare. Esattamente quello che vogliono far credere i sostenitori dei cosiddetti termovalorizzatori, termine che, come abbiamo detto, a livello europeo non esiste. È solo un escamotage italiano per far passare le competenze riguardanti la costruzione degli impianti inquinanti da un Ministero all’altro.

I politici interessati agli appalti e gli scienziati al servizio degli stessi hanno fatto credere che con queste tecnologie tutto sarebbe stato risolto nel giro di un paio d’anni. Ma quando mai! Ci vorranno anni e anni per creare un circuito virtuoso. Nel mentre, è bene saperlo: un “normale” inceneritore tratta circa 300.000 tonnellate di rifiuti, in seguito a questo trattamento si producono circa 88.000 tonnellate di rifiuti speciali solidi composti di 66.000 tonnellate di scorie, composte a loro volta da 4.000 tonnellate di cenere e 18.000 tonnellate di polveri sottili. Per fortuna una buona parte delle PM10 è filtrata e depositata (a pagamento) nelle miniere esaurite di salgemma tedesche. A questo vanno aggiunte oltre 320.000 tonnellate di CO2 (anidride carbonica), che non dimentichiamolo è il principale responsabile dell’effetto serra. Dall’inceneritore, quindi, sono uscite 88.000 tonnellate di rifiuti speciali solidi e 320.000 tonnellate di gas per un totale di 408.000 tonnellate di “scarti di produzione”. La “bellezza” di 102.000 tonnellate in più dei rifiuti bruciati. Senza tener conto dell’acqua di raffreddamento che, opportunamente depurata (?), è scaricata nei fiumi a temperature tali da far bollire i pochi pesci rimasti ancora vivi (ammesso che ci sia un fiume).

Non dimentichiamo che per consentire l’incenerimento dei rifiuti solidi urbani introdotti in un cosiddetto “termovalorizzatore” è necessario utilizzare quasi 6.000.000 di metri cubi di metano (dicasi: sei milioni!). A questo punto basta fare la somma tra i rifiuti conferiti nell’impianto, con il metano necessario per l’incenerimento e con l”ossigeno che è sottratto all’atmosfera per consentire la combustione, per capire che i “termovalorizzatori” producono più “scarti” dei rifiuti eliminati. Pensate che solo il peso dell’anidride carbonica prodotta, supera il peso dei rifiuti conferiti nell’impianto.

Per quanto riguarda la tanto decantata produzione d’energia elettrica, quante abitazioni potrebbero ricevere l’energia prodotta utilizzando 6.000.000 di metri cubi di metano? Decine di migliaia!

Circa, invece,l’inquinamento ambientale, con 300.000 tonnellate di rifiuti si producono 320.000 tonnellate di CO2, un gas, che come abbiamo detto è ritenuto il principale responsabile dell’effetto serra.

Se questo significa rispettare l’ambiente, allora costruiamo tanti bei “termovalorizzatori”e tanti saluti al Protocollo di Kyoto!

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