Il Pakistan al voto, ma regna la paura

di Antonio Taglialatela

Pervez MusharrafISLAMABAD (Pakistan). Oggi 81 milioni di pachistani sono stati chiamati alle urne per le elezioni parlamentari. Un appuntamento offuscato dalla violenza, prima con l’assassinio di Benazir Bhutto dello scorso 27 dicembre a Rawalpindi, poi con una serie di attentati che hanno provocato, dall’inizio dell’anno, 450 morti.

Le elezioni erano state fissate per l’8 gennaio scorso, ma rinviate dopo la morte della Bhutto. Regna tuttora la paura tra la gente per il verificarsi di altri attentati, come quello di stamani a Lahore, all’apertura dei seggi, costato la vita a cinque persone, tra le quali Asif Ashraf, candidato del partito di opposizione dell’ex primo ministro pachistano, Nawaz Sharif. Due uomini armati hanno aperto il fuoco contro l’auto di Ashraf, in visita al suo collegio elettorale. Non basta, dunque, l’imponente dispiegamento di forze (oltre 500mila poliziotti e militari) per fermare le violenze. Le elezioni, che assegneranno 272 seggi dell’assemblea nazionale e per le assemblee provinciali, dovrebbero determinare la conclusione della transizione a un governo civile, visto che il potere dal 1998 ad oggi è in mano al generale Pervez Musharraf, il quale ha smesso i panni di militare per assumere quelli di “presidente”. Se l’opposizione dovesse ottenere i due terzi del parlamento, questa potrebbe chiedere l’impeachment di Musharraf. Quest’ultimo ha però annunciato che, una volta conosciuti i risultati delle elezioni, si impegnerà per una politica di riconciliazione nazionale. Intanto, secondo gli analisti, sarà molto bassa la percentuale di affluenza alle urne. Gran parte dei pachistani è disillusa e non crede alla politica, soprattutto dopo l’assassinio della Bhutto.

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