Mafia, 90 arresti fra Palermo e gli Usa

di Antonio Taglialatela

poliziaPALERMO-NEW YORK. “Old Bridge”. Non è titolo di un film, bensì dell’operazione condotta dalla polizia italiana e dall’Fbi che ha portato all’arresto di novanta affiliati ai clan mafiosi “Inzerillo” di Palermo e “Gambino” di New York.

Una delle più grandi retate dai tempi della “Pizza Connection” quando fu sgominato un traffico di droga fra Usa e Sicilia, gestito dalle cosche di Cosa Nostra, che vedeva collocate nell’isola italiana le principali raffinerie di eroina del mondo. Gli arresti sono stati eseguiti a Palermo (nei rioni di Passo di Rigano, Cruillas e Boccadifalco), nei paesi di Carini e Torretta, e nei quartieri newyorkesi di Brooklyn e Cherry Hill.

L’operazione, della quale si è conclusa solo la prima parte, e che quindi continuerà, è iniziata due anni fa quando gli investigatori si sono messi sulle tracce dei boss legati alle famiglie Inzerillo, Gambino, Mannino e Di Maggio, attraverso pedinamenti, intercettazioni, microspie e l’ausilio di sofisticate tecnologie.

Video FBI

Secondo gli investigatori, le due famiglie siculo-americane avevano allacciato contatti per cercare di riammettere a Palermo alcuni boss che negli anni ’80 si allontanarono dalla Sicilia, rifugiandosi negli Stati Uniti, per scampare alla guerra di mafia scatenata da Totò Riina. Tra i “fuggiaschi” gli Inzerillo che, dopo l’esilio, sarebbero stati rimandati in Italia per essere reintegrati negli affari delle cosche, in particolare nel traffico di stupefacenti.

Sarebbe stato il mafioso Nicola Mandalà, a partire dal 2003, ad attivare i canali con i boss palermitani del mandamento di “Passo di Rigano”, i quali da sempre hanno avuto collegamenti con le famiglie americane. Ancora incerto se Mandalà fosse stato autorizzato da Bernardo Provenzano (lo stesso Mandalà era in stretti rapporti con il superboss nel 2003, tant’è che ne gestiva la latitanza) oppure sia stato spinto dall’altro capomafia Salvatore Lo Piccolo, attualmente detenuto assieme a Provenzano.

Tra gli arrestati spicca il nome di Francesco Paolo Augusto Calì, detto “Frank” o “Franky Boy”, considerato l’ambasciatore di Cosa Nostra americana, “uomo d’onore” della famiglia Gambino, che incontrava i mafiosi siciliani che arrivavano negli Stati Uniti, i quali gli riferivano com’era la situazione in Sicilia. Franky Boy spesso avrebbe incontrato proprio Mandalà, per organizzare il “ritorno” degli Inzerillo a Palermo.

Della famiglia siciliana è finito in manette Giovanni Inzerillo, il figlio secondogenito di Totuccio, uno dei grandi capimafia siciliani prima dell’avvento dei Corleonesi di Riina. Ad Inzerillo fu affidato il compito di accompagnare il vecchio boss Filippo Casamento (anch’egli arrestato) prima a Toronto e poi a New York, dove incontrò mafiosi di origine italiana come Michele Modica e Michele Marrese.

Un “piano”, quello del reintegro degli Inzerillo, che dunque è stato bloccato nella fase organizzativa.

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Redazione
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