Camorra, sciolti i consigli di Marcianise e San Cipriano

di Redazione

Filippo FecondoEnrico MartinelliMARCIANISE-SAN CIPRIANO (Caserta). Mancava solo il decreto ufficiale, ed è arrivato. Il Consiglio dei ministri ha sciolto i consigli comunali di Marcianise e San Cipriano di Aversa, nel casertano, per forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata.

Un provvedimento attuato su proposta del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, in accoglimento delle relazioni delle commissioni di accesso nei due comuni nominate dall’ex prefetto di Caserta, Maria Elena Stasi, che ritengono l’attività amministrativa nei due comuni condizionata dalla camorra. A Marcianise l’amministrazione comunale guidata da Filippo Fecondo termina la sua esperienza dopo nemmeno due anni dalle elezioni (30 maggio 2006). La commissione d’accesso presieduta dal viceprefetto, Gerlando Iorio, e composta da due funzionari della prefettura, Luigi Palmieri e Giuseppe D’Aiello, dal vicequestore aggiunto Amedeo Mazza, dal comandante della Compagnia dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere Carmine Rosciano e dal tenente della Guardia di Finanza Bartolomeo Scalabrino, si insediò il 23 novembre del 2006, e ha completato i suoi lavori il 31 agosto del 2007, dopo due proroghe di tre mesi. La commissione, in particolare, ha esaminato delibere, gare d’appalto e consulenze del comune, gli atti ufficiali adottati negli ultimi sei anni, coprendo, quindi, i due mandati di Fecondo. Il sindaco ha sempre rimarcato “l’assoluta lontananza della sua amministrazione dai clan di Marcianise” con “una serie di atti a partire dall’emissione dell’ordinanza di abbattimento dei manufatti abusivi realizzati su un terreno affittato dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero a Pasquale Belforte, a quella per sfrattare dalle case Iacp, che occupavano abusivamente, alcuni componenti di un’altra famiglia camorrista, i Froncillo. A San Cipriano termina la propria corsa l’amministrazione retta dal sindaco Enrico Martinelli. Il Comune, già una volta è stato sciolto per condizionamenti mafiosi e aveva avuto il fratello di Bardellino come sindaco e il nipote di Mario Iovine (il boss che fu ammazzato a Cascais), Vitantonio, come assessore ai lavori pubblici.

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