CASAL DI PRINCIPE (Caserta). Sono trascorsi 14 anni dalla morte di don Peppino Diana, il prete anticamorra barbaramente ucciso il 19 marzo del 1994 nella sua parrocchia di Casal di Principe.
Ma il suo ricordo rimane impresso nella memoria di tutti quelli che lo hanno conosciuto e apprezzato per la sua semplicità, per la capacità di stare insieme con gli altri. Chi scrive è uno di questi che ha avuto la fortuna, anzi la gioia di conoscerlo e di apprezzarne limpegno e la straordinaria vitalità, sempre e comunque nella massima serenità, con cui affrontava le problematiche, dei giovani in particolare. Soprattutto dei suoi allievi dellI.T.I.S. A. Volta di Aversa con i quali aveva un rapporto splendido. Ed è proprio in quellistituto scolastico che conobbi don Peppino ed ero immensamente contento di potergli essere utile ogni qualvolta mi si rivolgeva per trascrivergli, usando a macchina da scrivere, delle lettere, molte in lingua francese, che spediva ai preti dOltralpe per le missioni dei suoi scout e altre iniziative. Don Peppino era uno di loro. E come non posso ricordarlo quando abbiamo giocato la partita di calcio tra alunni e professori dellItis di Aversa al Comunale di Gricignano e il suo invito a festeggiare il suo onomastico con i ragazzi della sua Parrocchia il 19 marzo di qualche anno prima di quella stessa data rimasta fatale per la sua vita terrena. E lintervista rilasciata allindomani del documento Per amore del mio popolo per un giornalino parrocchiale della vicina SantAntimo come se fosse il giornale piu importante del momento nonostante il clamore che aveva già suscitato su quotidiani nazionali.
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La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout energico e paterno, di un insegnante impeccabile e disponibile, di un testimone d”impegno civile: uccidere un prete, nella sua Chiesa, mentre si accingeva a celebrare la messa, è diventato l”emblema della vita, della fede, del culto violati nella loro sacralità. E” stato lapice cui può giungere la barbarie camorrista. Il messaggio, l”impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati. Il suo testamento spirituale, il documento contro la camorra Per amore del mio popolo, scritto nel 1991 insieme ai sacerdoti della Forania di Casal di Principe, rappresenta un messaggio intenso e, purtroppo, di grande attualità. Non dimenticare don Giuseppe Diana significa non solo ricordarlo per quello che era, ma soprattutto testimoniare quotidianamente il suo messaggio d”impegno civile, di lotta alla criminalità organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d”amore per la propria terra. C”è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo. C”è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l”impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana, un prete semplice che ha sacrificato la propria vita per il riscatto della sua terra.