Impreco, dal Consiglio di Stato arriva il colpo di grazia

di Antonio Taglialatela

un capannone ImprecoGRICIGNANO. Era lo scorso 20 luglio quando parlavamo della sentenza con cui la Corte Costituzionale accolse le istanze presentate dai proprietari dei fondi di Gricignano interessati agli espropri per il Polo della Moda “Impreco”, i quali da circa otto anni hanno in essere un contenzioso giudiziario con Impreco-Asi-Regione Campania.

La Suprema Corte ritenne “illegittime” le due proroghe concesse dalla Regione Campania nel 1998 e nel 2001 al Piano Regolatore del consorzio industriale Asi di Caserta. “Illegittima”, pertanto, fu ritenuta la procedura di esproprio intrapresa dall’Asi per la realizzazione dell’insediamento industriale, attraverso la dichiarazione di “pubblica utilità”. Il parere della Corte era stato chiesto nel 2003 dal Consiglio di Stato, chiamato a valutare l’appello presentato da Impreco-Asi-Regione Campania per l’annullamento della sentenza emessa dal Tar della Campania nello stesso anno, che aveva accolto in pieno il ricorso dei proprietari gricignanesi, ordinando la restituzione dei fondi e il ripristino dello stato dei luoghi.

Oggi il legale dei proprietari dei fondi, l’avvocato Benito Aleni di Napoli, dà notizia che il Consiglio di Stato, recepito il parere della Corte, ha rigettato l’appello di Impreco-Asi-Regione. Di conseguenza il CdS ha ritenuto di nuovo valida la sentenza del Tar Campania che, come dicevamo, dichiarò illegittimi gli espropri e ordinò la restituzione dei fondi ai proprietari. Ora si dovrà dare attuazione alla sentenza. Tra l’altro, gli stessi proprietari hanno in essere un altro ricorso al tribunale ordinario per il risarcimento economico in relazione ai fondi espropriati, per i quali, la stragrande maggioranza di essi, fino ad oggi, non ha percepito un centesimo.

Ricordiamo che il consorzio Impreco è anche sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che nell’ottobre scorso ha emesso alcune ordinanze di custodia cautelare (poi revocate) a carico dell’ex presidente del consiglio di amministrazione, di alcuni imprenditori consorziati e di un funzionario di banca. Nel dettaglio, l’accusa riguarda il percepimento, senza il possesso di requisiti, di finanziamenti pubblici: 160 milioni di euro, di cui 100 a carico dello Stato e della Regione Campania, a valere dei fondi della legge 488/92. Finanziamenti che l’Impreco aveva ottenuto grazie ad un contratto di programma approvato nel 2000 dal Cipe e stipulato nel 2001 con il ministero delle Attività Produttive. La condizione obbligatoria per avere i finanziamenti era la disponibilità finanziaria del consorzio di almeno il 25% dell’ammontare complessivo degli investimenti (la metà dei quali da versare entro e non oltre il 30 giugno 2004), nonché il pagamento ai fornitori, entro la stessa data, di almeno il 50% della spesa prevista. Disponibilità che, però, non c’era.

Oggi il Cda dell’Impreco è presieduto dal dottor Giovanni Allucci, il quale è presidente e amministratore delegato del consorzio Agrorinasce. Allucci punta ad “operare con una discontinuità netta rispetto al passato, completare il contratto di programma finanziato dal Ministero dell’Economia e dalla Regione Campania e favorire lo sviluppo economico delle aziende”.

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