Non solo
Questa enorme quantità dimmondizia, proveniente principalmente dalla costa californiana, inizia alle Isole Hawaii e arriva quasi fino in Giappone. Ha una superficie che è pari a quella degli Stati Uniti. Il continente di spazzatura galleggiante fu scoperto casualmente nel 1997.
Un ex marinaio ed oceanografo statunitense, partito da Los Angeles col suo yacht per partecipare ad una regata nelle Hawaii, essendo in ritardo sulla tabella di marcia, per arrivare in tempo alla partenza della regata stessa, scelse una scorciatoia che passava per una rotta poco frequentata. Questa scelta del tutto estemporanea gli consentì di fare lincredibile scoperta. Si ritrovò a navigare, infatti, in mezzo ad una distesa infinita di bottiglie e rifiuti di plastica dogni tipo. La quantità di rifiuti era così grande che vi navigò dentro per quasi una settimana. Tanto fu la sua meraviglia nel vedere questisola dimmondizia e tanto fu il suo dispiacere per la fine dellamato oceano che si liberò di tutte le sue attività commerciali e si trasformò in un acceso attivista ambientale. Allo scopo di preservare gli oceani, creò unapposita Fondazione.
Ma comè possibile che si sia creata una tale massa di rifiuti? Molti pensano che lisola di spazzatura sia così compatta da poterci camminare sopra. Non è così. È come un minestrone composto di rifiuti plastici dogni grandezza. Pensate che quando tocca le coste delle Hawaii, trasforma le spiagge, una volta incontaminate, in una specie di discarica. Una minima parte dei residui proviene anche dalle navi che solcano le acque del Pacifico. I suoi principali creatori, però, abitano sulla terra ferma. Gli stati che affacciano sul Pacifico producono 600 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. Essendo composti di un materiale molto leggero i rifiuti plastici possono essere trascinati dai venti e galleggiare sulla superficie delle acque per decine danni, percorrendo distanze lunghissime sfruttando solo le correnti marine.
Questa plastica, tra laltro, è estremamente dannosa per le creature marine. Le particelle plastiche uccidono, ogni anno, milioni desemplari appartenenti ad oltre 267 specie, comprese il 90 per cento di tutte le tartarughe marine. Uccelli e mammiferi marini confondono, infatti, le particelle di plastica con le uova dei pesci. Il 40 per cento dei piccoli dalbatro, ad esempio, nellatollo hawaiano di Midway muore prematuramente per aver scambiato della plastica per cibo. Nello stomaco dalcuni mammiferi si sono trovate siringhe, accendini, cannucce, spazzolini da denti ed altri oggetti scambiati per alimenti.
Signora quanto tempo occorre esattamente affinché le particelle siano assorbite dallambiente marino. Gli esperti calcolano non meno di cinque secoli. Il problema è grave. Per riuscire a risolverlo bisognerebbe riciclare sulla terraferma i resti della plastica prima di farli arrivare al mare, ma come lesperienza campana dimostra, tra il dire ed il fare cè di mezzo il mare, anzi: loceano.