Spagna e Francia: vincono i socialisti. E l”Italia?

di Redazione

José Luis Rodriguez Zapatero “Trionfo bis” dei socialisti in Spagna e Francia. E l’Italietta politica commenta a modo suo.

Le prefiche nostrane che avevano annunciato, anche da Sinistra, la “morte del socialismo europeo” hanno dovuto ricredersi ancora una volta tentando di aggrapparsi ai successi del più che vivissimo e pimpante socialismo dato per “morto presunto”.

La controtendenza si conferma a partire da Madrid col «Buenas tardes y buena suerte!», “Buona sera e buona fortuna” che è il saluto inaugurato da José Luis Rodriguez Zapatero diventato ormai un vero tormentone nel paese iberico. L’ex “Bambi” della politica spagnola ha vinto ancora una volta le elezioni politiche sotto le bandiere del Partito Socialista (Psoe) contro le lobby economiche e clericali che volevano far ripiombare nel passato un Paese rialzatosi alla grande dopo la prostrazione civile, culturale ed economica di una ultratrentennale e grigia dittatura fascista. Un oceano di gente ha inondato infatti l’altro pomeriggio la Calle de Ferraz nel centro di Madrid per festeggiare la vittoria dei socialisti di “Zap”, così come è avvenuto nelle principali piazze spagnole, tra bandiere rosso-fuoco e trombe da stadio. Ed è stata subito festa di popolo, tra cittadini e militanti vecchi e nuovi, ma anche con le centinaia di volontari (provenienti dalla Romania, dal Belgio, dall’Estonia, dall’Inghilterra, dalla Francia e perfino dall’Italia) scesi in Spagna a dare una mano al “Zap”. Per fornire un”idea della “fiesta”: si sono consumati nel solo spazio antistante la sede nazionale del Partito Socialista spagnolo ben quattordici barili di birre, settanta damigiane di vino, mille lattine di Coca Cola, seimila panini e si son fatte le tre del mattino tra musiche, canti e balli in piazza. Una vittoria di misura quella di “Zap”, anche se gli avversari Popolari di Mariano Rajoy hanno guadagnato qualche punto in più rispetto alle precedenti elezioni, grazie – secondo i maligni – al super-appoggio fornito dalla Chiesa spagnola, mai così esposta politicamente in tutta la sua storia dal post-franchismo ad oggi, contro il “difensore dei gay, delle coppie di fatto e dei diritti civili”. Ma Zapatero esulta lo stesso e soprattutto esulta il suo popolo che non lo lascia nemmeno parlare allorquando a Madrid fa capolino da una finestra per dire: “Governeremo, ma dialogando. Con mano ferma, ma tesa”.

SarkozyE mentre Zapatero concludeva il suo discorso alla folla madrilena plaudente e su di giri, arrivavano dalla Francia le prime conferme dei sondaggi del primo turno del le elezioni amministrative che davano in netto e clamoroso calo il centrodestra del presidente Nicolas Sarkozy ed in forte ripresa i socialisti di François Hollande, i quali ultimi conserveranno di sicuro il governo di città strategiche come Parigi e Lione ed, insieme al resto della sinistra, al secondo turno previsto per il 16 marzo riconquisteranno probabilmente molte realtà locali fino a ieri schierate a destra.

E nel confuso ed anomalo panorama del centrosinistra italiano come vengono accolte le due notizie? Era facile prevederlo: il candidato premier “democratico” Walter Veltroni cerca di strumentalizzare il successo dei socialisti spagnoli e francesi affermando che “il vento nuovo” può premiare “le formazioni politiche che uniscono crescita economica ed equità”. Evidentemente Veltroni pensa al Pd che di socialista, però, non ha assolutamente nulla. Su questo argomento lo stesso leader del Pd è rimbrottato prontamente – nientepopodimenoche – dal neo-comunista e sinistra-arcobalenista Fausto Bertinotti che (sorvolandando sul fatto che il 50% degli elettori di Izquierda Unita – formazione spagnola assai simile alla Sinistra Arcobaleno – ha votato stavolta per Zapatero ed il Partito Socialista) tenta di fare le veci di Enrico Boselli, il quale ultimo interviene per fare chiarezza e ricordare ad entrambi, cioè a Veltroni e a Bertinotti, che l’unico partito che può veramente gioire per la vittoria di Zapatero è solo il suo che si chiama appunto “Socialista”.

Walter VeltroniInsomma, le vittorie spagnole e francesi mettono in luce lo stridente contrasto tra il singolarissimo contesto italiano e quello europeo, dove tutti i maggiori partiti progressisti sono schiettamente e dichiaratamente socialisti e non banalmente “democratici” (alias neo-democristiani leggermente spostati a sinistra) o “sinistra-arcobalenisti” (alias neo-comunisti con spruzzatine…Verdi). Veltroni (di fatto “doppione” di Silvio Berlusconi) e soprattutto i suoi potenziali elettori non potranno più negare ciò che è ormai sotto gli occhi di tutti, ma che in questo provincialissimo “Paese dei campanelli” chiamato Italia si continua tuttora a sottacere, e cioè che il Pd non ha niente a che fare con i socialisti francesi e spagnoli e quindi tantomeno con quelli italiani ed europei, essendo invece un partito semiconfessionale fortemente influenzato dalla Chiesa cattolica sulle scelte laiche e sui diritti civili nonché un contenitore interclassista più a favore di un liberismo sregolato che alle garanzie del mondo del lavoro. Poiché in Europa ogni Partito Socialista serio, a differenza del Pd italiano, pur accettando il mercato come produttore di ricchezza, non mette sullo stesso piano capitale e lavoro. Ma la strana, provinciale e furbetta Italia capirà tutto ciò che insegnano le vittorie spagnole e francesi e soprattutto l’Europa progressista?

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