TIBET. La situazione nella regione himaliana del Tibet sembra peggiorare di ora in ora.
Dopo i violentissimi scontri dei giorni passati nella capitale Lhasa, la polizia ha imposto un ultimatum ai ribelli, che scadeva ieri alla mezzanotte locale (le 17 in Italia), in cui chiedeva la conclusione degli scontri altrimenti sarebbe ricorsa ad interventi severi. Per il momento nessuna notizia di scontri o reazioni violente da parte delle forze dell”ordine. Intanto rimane ancora incerto il numero delle vittime: secondo il governatore del Tibet Qingba Puncog sarebbero 13 in tutto,che smentisce, dunque,le notizie che parlano di centinaia di morti: L”esercito non è mai intervenuto e le vittime sono state bruciate vive e accoltellate dai teppisti sostenitori del Dalai Lama. So che ci sono molte voci e che i mezzi d”informazione stranieri hanno parlato di 35, 50, 70 e anche 80 morti a causa di questi incidenti – ha concluso il governatore – ma oggi vi posso dire responsabilmente che sono notizie infondate. Accuse al Dalai Lama provengono anche da Wen Jiabao, premier cinese, che in conferenza stampa da Pechino ha dichiarato: Esistono sufficienti elementi per provare che il recente sabotaggio a Lhasa è stato organizzato, premeditato e orchestrato dalla cricca del Dalai. Questa è soprattutto la prova che le dichiarazioni della cricca del Dalai che affermano di perseguire il dialogo pacifico e non l”indipendenza non sono altro che bugie.
Attacchi congiunti versoil leader spirituale dei buddhisti tibetani che dalla sua residenza di Dharamsala, dove vive in esilio dal 1959, ha espresso la volontà di dimettersi in caso che gli scontri continuino: Se la situazione finirà fuori controllo, allora la mia unica opzione sarà rassegnare completamente le dimissioni. Dobbiamo costruire buoni rapporti con i cinesi, la violenza è sbagliata. Non dobbiamo sviluppare sentimenti anti-cinesi. Dobbiamo vivere insieme, fianco a fianco. Lindipendenza – ha concluso il premio Nobel per la pace – è fuori questione.
Lannuncio di possibili dimissioni da parte del Dalai Lama ha suscitato preoccupazione in tutto il mondo poiché la situazione potrebbe degenerare, come ha sottolineato il ministro degli esteri Massimo DAlema: Credo che la situazione nel Tibet sia molto preoccupante e le dimissioni del Dalai Lama non sarebbero un fatto privo di conseguenze perché il Dalai Lama ha esercitato una funzione moderatrice ed è stato un punto di riferimento nella ricerca di un dialogo con le autorità cinesi. Il Dalai Lama non ha incoraggiato spinte di tipo indipendentistico e quindi ha svolto fin qui un ruolo importante. Ancora una volta – ha concluso – noi invitiamo le autorità cinesi a fermare la repressione che non è tollerabile, ma anche ad aprire un dialogo con il Dalai Lama più che mai in questo momento in cui la Cina ha bisogno di rafforzare la sua credibilità internazionale in vista delle Olimpiadi.