“Vogliamo anche le rose”

di Redazione

Alina MarazziL’8 marzo è come San Valentino. Una festa del consumo e delle mimose a peso d’oro. Per non cadere nella banalità della ricorrenza, io ricordo il giorno della donna con un po’ di anticipo.

“Vogliamo anche le rose”

“Vogliamo anche le rose” è il film documentario di Alina Marazzi, in uscita in questi giorni, che racconta le vicende delle donne dagli anni ‘60 agli anni ‘70. Un tempo limitato perché , come dice la regista, “ci siamo rese conto che le cose dette e fatte allora, anche se il film visivamente appare datato, sembrano dette e fatte oggi”. Un’affermazione triste. Le donne non manifestano più in piazza, non gridano più le proprie ragioni, non esibiscono più slogan. E’ una resa o solo un diverso modo di comunicare? Questa è una società in cui l’identificazione è difficile per tutti. Ma è facile fare un bilancio. Nell’ultimo governo le italiane sedute alla Camera dei deputati sono 109 su 630 seggi disponibili, un misero 17,3%. Al Senato, se possibile, è anche peggio: 44 donne su 322 eletti (13,7%). Il potere , dunque, è ancora maschile. In Italia fino al 1996 la legge puniva la violenza sulle donne come reato contro la pubblica morale e non contro la persona. Poi la legge è cambiata, ma le pene continuano ad essere ridicole e in più, un’alta percentuale di vittime non denuncia il reato. Resta ancora irrisolto il tema dell’aborto, sempre in bilico tra ragioni scientifiche e religiose. Forse ha ragione Alina Marazzi: bastava raccontare la storia dagli anni ‘60 e ‘70 per restare attuali.

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