26 aprile 1986 – La tragedia di Chernobyl

di Redazione

ChernobylAccadde Oggi. All’1:23 della notte del 26 aprile 1986, il reattore n°4 della centrale di Chernobyl’, distante 110 km da Kiev, in seguito a un’esercitazione esplode, causando il più grave incidente nucleare della storia.

Il reattore era stato spento per ragioni di manutenzione, ma si provò ad effettuare un’esercitazione di sicurezza, che portò alla fusione però della barre di plutonio, innescando una reazione chimica e distruggendo l’intero impianto di raffreddamento. I rilevamenti prontamente condotti dagli operatori della centrale registrarono un livello di radioattività di 20.000 Rontgen/ora (ne chernobylbastano 500 per uccidere un essere umano in 5 ore), mentre i mezzi di soccorso militari e dei vigili del fuoco accorsero sul posto, con una squadra di vigili del fuoco che riuscì a spegnere gli incendi sui tetti della centrale, ma tutti i suoi membri morirono dopo due settimane, così come un elicottero precipitò durante una manovra di sgancio di materiali di raffreddamento. L’evacuazione della vicina città di Pripyat’ avvenne soltanto 36 ore dopo l’esplosione, così causando la contaminazione di molti abitanti: dopo nemmeno un mese, l’intera zona a 30 km dalla centrale era completamente deserta. Il governo sovietico solo dopo la rilevazione effettuata in Svezia della famigerata nube tossica ammise l’incidente, nella giornata del 26 aprile, perdendo ore preziose per salvare vite umane. Migliaia di volontari coraggiosi accorsero dall’intera URSS per provare a spegnere il reattore n°4, costruendo il “sarcofago” che avrebbe dovuto permettere la cessazione della radioattività: dei 600.000 “liquidatori”, si presume che ne siano morti 4000 a causa delle radiazioni. Il bilancio ufficiale fu di 65 morti, ma si presume tramite i calcoli di tre commissioni internazionali che ce ne siano stati altri 9000 causati dalle radiazioni disperse in un raggio di 35 km, il monitoraggio della popolazione situata nei dintorni della centrale (circa 5 milioni tra Ucraina, Bielorussia e Russia) continua ad essere ancora molto rigoroso, nonostante eventi come il crollo dell’Unione Sovietica abbiano causato notevoli difficoltà sociali e anche mediche. Oggi la zona del Pripyat’ è completamente deserta, con un rifiorire della flora e della fauna causato sì dall’assenza della presenza umana, ma con il risultato di una natura “radioattiva”. In Italia il panico dovuto all’incidente in Ucraina e alla nube che percorse l’Europa portò alla vittoria del No nel referendum sull’energia nucleare e alla chiusura degli impianti, che oggi si parla di voler riaprire.

“Non ritorneremo. Addio. Pripjat, 28 aprile 1986” (Frase su una lavagna di un asilo della città)

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