SAN MARCO EVANGELISTA (Caserta). Da troppo tempo lazienda sanmarchese Az Surgelati non trova pace con i propri lavoratori.
Sinora una lunga controversia con lUgl ed il rappresentante dellRsu, che lazienda non voleva riconoscere, aveva fatto balzare alle cronache il nome dellazienda che, con il 25% della quota di mercato nazionale, è leader nel settore delle pizze surgelate. Ora scoppia una nuova grana che potrebbe avere serie ripercussioni sia per la stessa azienda, ma, soprattutto, per i lavoratori. Sono troppe le assenza per malattia che i vedono i lavoratori lontani dal posto di lavoro e che lazienda giudica in maniera negativa. Così decide di sospendere in busta paga l’erogazione degli incentivi legati alla presenza. Una decisione “sofferta”, ha sottolineato in una nota la direzione aziendale dellAz Surgelati, che è stata comunicata ai sindacati ed alla rappresentanza aziendale, nel corso di una riunione che si è svolta ieri mattina nella sede di Confindustria Caserta, ed adottata, secondo lazienda perché perdura ormai da mesi un’anomala e pressoché quotidiana assenza dal lavoro, per motivi di salute, di un cospicuo numero di lavoratori. Il tasso medio di assenteismo – hanno sottolineato i dirigenti aziendali, che in questo caso hanno subito puntato il dito contro i lavoratori si attesta da qualche tempo ormai stabilmente intorno al 15%, con punte che arrivano addirittura al 24%, creando seri problemi alla produzione. Da qui la decisione di sospendere in busta paga l’erogazione degli incentivi legati alla presenza dei lavoratori in azienda. Incentivi che venivano dati nonostante il fatto che pur essendo scaduto a dicembre scorso il patto integrativo legato agli incentivi di presenza, l’azienda aveva continuato a erogarli.
Insomma, sembra che il braccio di ferro, azienda lavoratori, sia destinato a continuare, con lazienda che sembra voler adottare la linea dura del nuovo Presidente di Confindustria nazionale, Emma Marcegaglia, e del Ministro Brunetta che ha adottato per i dipendenti pubblici il leit-motiv: Licenziamo i fannulloni. Con questa linea dura è difficile che si vada lontano. Cè bisogno di condivisione delle scelte, a meno che non si decida di andare a costruire la stessa azienda in Cina, dove un pullover di cashmere costa un piatto di riso e viene venduto in Italia ad oltre 300 euro. E poi si pretende di rappresentare nel Mondo il Made in Italy. Assurdo.