Santanché: un referendum per riaprire le case chiuse

di Antonio Taglialatela

Daniela Santanché ROMA. Daniela Santanché rompe il silenzio seguito alla deludente candidatura a premier de La Destra e torna alla ribalta con una proposta che farà certamente discutere: abolire la legge Merlin e riaprire le case chiuse, per meglio dire i “bordelli”.

Proposta che, in realtà, è stata diverse volte avanzata dai Radicali e, qualche tempo fa, anche dal leader di An e attuale presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma oggi è la Santanché a riaccendere la miccia, presentando presso la Cassazione, assieme ad un comitato di donne, una richiesta di referendum per l’abrogazione di alcuni articoli della legge 75 del 20 febbraio 1958. In particolare, il primo con il quale si vieta “l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane”; il secondo con il quale si stabiliva la chiusura di “case, quartieri e qualsiasi luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio”; l’articolo 3 che regolava le sanzioni per coloro che gestivano le case chiuse o affittavano locali a questo scopo; l’articolo 7 con il quale si vieta alle autorità di pubblica sicurezza, sanitarie e amministrative “di procedere ad alcuna forma diretta o indiretta di registrazione di donne che esercitano o che siano sospettate di esercitare la prostituzione”; oltre ad alcuni passaggi dell’articolo 8 e degli articoli 13 e 14.

“Con questa iniziativa referendaria – spiegano le firmatarie del quesito – intendiamo chiamare i cittadini italiani a mobilitarsi per una battaglia di civiltà e cultura su un fronte troppo a lungo trascurato dalle istituzioni: la prostituzione che invade strade e quartieri delle nostre città”. La Santanché aggiunge: “A cinquant’anni dalla sua nascita, la legge Merlin non può essere considerata un tabù. E’ necessario cambiarla profondamente garantendo strade sicure ai cittadini e libertà dalla schiavitù alle prostitute”. A chi gli chiede delle probabili reazioni negative della Chiesa, risponde: “Non so come si comporterà la Chiesa, è chiaro che avrà una posizione diversa, ma noi andremo avanti lo stesso. Se dovessi sempre tener conto della Chiesa non farei nulla, io per esempio non sono d’accordo con la posizione del Vaticano sugli anticoncezionali”. Per la gestione delle case chiuse, l’esponente de La Destra immagina “cooperative di donne”, e per questa battaglia spera di trovare l’appoggio del ministro dell’Interno Roberto Maroni nell’ambito del piano sicurezza. Al via, dunque, la raccolta firme per il referendum.

Intanto, arrivano i primi commenti. Il sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi (Pdl) pensa che “se si aprissero le case chiuse si aggiungerebbe semplicemente un altro segmento al variegato mondo dello sfruttamento”, e propone invece multe ai clienti e sequestro dell’auto. Dal Vaticano, don Andrea Gallo si dice “esterrefatto. Si tratta di una proposta che è contro i diritti delle persone. Altro che quote rosa, questa Santanché è più maschilista di qualunque maschilista”. Dal Pd, Livia Turco parla di “referendum polverone”, mentre Barbara Pollastrini ritiene che “la vera urgenza è combattere la prostituzione coatta, al limite punendo i clienti”. Scettici non sulla proposta ma sulla soluzione del referendum anche i radicali: “Per quanto ci riguarda – afferma il segretario Rita Bernardini – abbiamo una nostra proposta di legge in merito, che sono tre legislature che ripresentiamo”.

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