Ciaramella e la Sinistra: intervista a Luca De Rosa

di Raffaele De Biase

Luca de Rosa AVERSA. Un’aggregazione di interessi di corto respiro, mascherata da amministrazione comunale, a frontedi una sinistra da reinventare partendo dalle prerogative migliori del suo passato.

Una disamina a 360 gradi quella compiuta da Luca de Rosa nel corso di un’intervista che ha toccato vari aspetti: dall’andamento dell’amministrazione Ciaramella ai limiti del centrosinistra in città, sino alle prospettive della sinistra in Italia.

De Rosa, l’ultimo comunicato stampa prodotto dal neocoordinamento cittadino che vede riuniti Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Partito socialista è un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del centrodestra. Ritardo nell’approvazione del bilancio, aumento della tarsu del 20%, carenza di servizi, sono l’oggetto della vostra critica. Un’amministrazione, quella guidata da Ciaramella, dunque, da bocciare su tutti i fronti?

Parlare in questo caso di amministrazione è già assai inopportuno. Parlerei, piuttosto, di un’associazione temporanea d’interessi, come, del resto, è scritto anche nel comunicato a cui lei faceva riferimento. Questo, fra l’altro, rende anche problematico il lavoro di un’opposizione che può avversare delle idee, dei progetti di città non condivisi, ove esistessero, ma, in questo caso, c’è solo il nulla, condito con l’estemporaneo, parziale, interesse di turno, in una realtà che più parcellizzata non si può. Quindi, cosa criticare e cosa eventualmente contestare se non il modo stesso con cui questi signori intendono la presenza in politica? Segnale inequivocabile di quanto affermo è dato anche dalla transumanza che ha visto protagonisti consiglieri comunali eletti nelle fila già esigue del centrosinistra e poi passati disinvoltamente nel centrodestra, a fare da supporto ad un Ciaramella che così, in un modo o nell’altro, avrà sempre la sua maggioranza d’occasione.

Sin qui, quindi, i supposti limiti di un’amministrazione comunale e della maggioranza che la sorregge, pur se tra tanti se e ma. Guardando in casa sua, invece, cosa c’è da rimarcare a seguito della debacle elettorale che si è riprodotta specularmente anche a livello nazionale? Quali, insomma, le ragioni di una sconfitta così bruciante, sia in ambito locale che nazionale, dal punto di vista del militantedi un partito di sinistra?

La sinistra in Italia ha smarrito sé stessa o, quantomeno, non ha saputo rinnovarsi nella continuità delle sue migliori tradizioni. Abbiamo fatto l’errore di correre dietro al Partito democratico sul suo terreno, pensando di acquisire nuove posizioni o nuovi consensi, cosa che non è avvenuta, mentre abbiamo perso parte di quelli che avevamo. Sotto questo aspetto il dato elettorale è eloquente. Va anche detto, però, che per “la Sinistra l’arcobaleno”, non era semplice intercettare una domanda da parte dell’elettorato d’area che non è esente anch’essa da alcune contraddizioni, quali, ad esempio, il rapporto da tenere con le altre realtà del centrosinistra e col Governo. Proprio per questo sono convinto che la sinistra in Italia debba ripartire da zero, proponendo un cambiamento culturale e politico, e non caso dico prima culturale e poi politico, che miri a proporre nuove logiche, sottolineando le grandi affinità che attraversano il mondo dei lavoratori; un mondo vessato da un rapporto capitale e lavoro che sta assumendo sempre più contorni patologici e drammatici. Solo così si potrà ritrovare una visione d’insieme per una società più equa e più giusta. Ogni altro tipo d’approccio correrebbe il rischio di diventare l’anticamera di proposte parcellizzate, rappresentative di singole categorie e quindi, anche se in senso lato, lobbystiche, col risultato di innescare guerre tra poveri e conflitti generazionali.

Auspica una fusione fra il suo partito, quello dei Comunisti italiani e Rifondazione comunista, per ritornare a proporre al Paese un unico forte soggetto a sinistra?

L’auspicio, quello, ci sarebbe pure, ma in politica si deve tener conto del dato reale e sotto questo aspetto non sono ottimista, anche perché vedo che in questa fase precongressuale pesano ancora logiche di conservazione di apparati che gravano e credo condizioneranno qualsiasi processo di cambiamento serio. Vedo ancora eludere le scelte di fondo, quelle importanti e l’attardarsi, invece, sui particolarismi in una fase che, ripeto, dovrebbe essere di completa ricostruzione. Per quel che strettamente riguarda il sottoscritto, visto che non posso condizionare le scelte generali, certamente potendo condizionare le mie di scelte, dismetterò qualsiasi veste direttiva, pur continuando a lavorare per il partito con la consueta passione ed impegno. E’ però arrivato il momento che una nuova classe dirigente si formi e si proponga.

Anche ad Aversa la sinistra non se la passa proprio bene…

Sicuramente. Credo che, ormai, molti, per non dire tutti, nel centrosinistra cittadino, abbiano maturato la convinzione che la candidatura Stabile sia stata un suicidio, cosa questa che anche la presa di distanza dello stesso Stabile dal centrosinistra, in queste ore, non farebbe altro che confermare. Ma il centrosinistra ad Aversa non ha saputo avviare un confronto fecondo fra le sue anime, non ha saputo parlare alla città e, soprattutto, non ha saputo coinvolgere quelle energie giovani, intellettualmente valenti, che sono presenti ad Aversa ma che, invece, si continua a voler emarginare, rinunciando al loro preziosissimo ed oggi essenziale contributo. Ecco, se proprio debbo dirla tutta, questa è la cosa che più mi fa male: vedere trascurate le giovani e valenti leve che pur sono tra noi ed osservare come la nostra città continui ad essere nelle mani di piccoli faccendieri ed ineffabili personaggi. Questo mi amareggia ancor più dell’immondizia che vedo per strada.

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