CASERTA. Ancora una volta lemergenza rifiuti torna in cronaca a causa del corto circuito di comunicazione tra istituzioni e cittadini.
Le ultime vicende di Maddaloni e Caserta e la manifestata difficoltà a ricevere sui territori quantità di rifiuti assolutamente esorbitanti per il territorio provinciale sono la prova della complessità del tema e della sua necessaria valutazione al di fuori di logiche strettamente legate allappartenenza politica. Anche i passi del governo centrale sulla materia commenta il Consigliere Giuseppe Stellato hanno, ancora una volta, evidenziato una superficialità di approccio ed una non chiara comprensione del vero nucleo centrale del problema costituito dallindifferibilità di una provincializzazione dellintero servizio. Le linee guida della legge regionale, da più parti criticata, indicavano due punti essenziali la cui attuazione avrebbe di sicuro contribuito alla reale soluzione del problema o quanto meno ad un corretto avvio di una riflessione sullo stesso. Le intemperanze del territorio casertano nascono dalla semplice considerazione di una politica dei rifiuti che ha ravvisato nella provincia di Caserta il luogo di maggiore concentrazione del rifiuto. Sintomatica la vicenda di Lo Uttaro, ancor più consistente – ove possibile quella di Santa Maria la fossa ed ora lultima riguardante lutilizzazione delle cave dismesse. In una materia come questa risulta essere un dovere il mantenimento di un equilibrio che eviti di distruggere un intero territorio e uneconomia legata allo sfruttamento del territorio ed alla tipicità di alcune sue produzioni. Il dramma derivante dalla mancata considerazione di tali condizioni di interesse, i ritardi sulla raccolta differenziata, la scelta di accorpare le province di Napoli e Caserta in un unico megaserbatoio con una quanto mai confusionaria affermazione di chiusura dei consorzi hanno dato il colpo di grazia ad un sistema già al collasso. La provincia di Caserta ha pagato nel rapporto con la regione e nel rapporto con il governo centrale una dipendenza dai problemi del napoletano che ne hanno stravolto le capacità di risposta. Basti pensare che una discarica quale quella di Ferrandelle avrebbe potuto consentire, anche in assenza di impianti, ma con una corretta raccolta differenziata e senza il riempimento derivante dalla provincia napoletana, una soluzione quanto meno di medio periodo per Terra di lavoro. Tutto ciò non è stato possibile. La mancanza di una proposta complessiva ha pesato sulla politica regionale e la stessa parte esecutiva non è stata in grado di rappresentare al commissariato di governo una propria netta posizione con la quale, si ripete politicamente anche il commissariato si sarebbe dovuto misurare. La presenza del commissariato, invece, ha costituito, un ampio e generico ombrello divenuto poi paravento ed occasione di disimpegno. E giunto il momento di proporre in termini concreti una seria politica del rifiuto dellintera Regione Campania, che possa anche costituire punto di riferimento per altre realtà.