GRICIGNANO. Si riapre il dibattito sulle due lapidi romane, di epoca augustea, Cossutia e Pupia, che nel periodo fascista furono trasportate da Gricignano ad Aversa, quando il piccolo centro fu aggregato alla città normanna. video
I reperti furono collocati nel chiostro di San Domenico. Da allora, nonostante Gricignano abbia riavuto la propria autonomia comunale dal 1946, le lapidi si trovano ancora ad Aversa, in condizioni pietose all’interno del chiostro.
Negli ultimi vent’anni tutte le amministrazione comunali che si sono susseguite a Gricignano hanno chiesto al Comune di Aversa la restituzione. Richiesta mai presa in considerazione. Oggi, però, sembra che l’ennesimo fattivo interessamento dell’amministrazione gudata dal sindaco Andrea Lettieri abbia trovato il consenso del sindaco di Aversa, Domenico Ciaramella. Il problema, però, è dove collocarle a Gricignano. Due le ipotesi: collocare le lapidi nel luogo da dove furono asportate, ossia l’attuale parcheggio di via Selicara, nei pressi di Piazza Municipio; oppure in piazza, sotto il porticato della casa comunale, posizionandole in apposite “nicchie”, da realizzarsiai lati dell’ingresso principale, illuminate e protette da vetro antiproiettile.
Un pò di storia
Secondo alcune fonti dell’Istituto di Studi Atellani, fondato dal professor Sosio Capasso, le epigrafi funerarie, provenienti dallager atellanus, si conservano, tuttora, variamente sparpagliate tra i paesi che un tempo ne costituivano i pagi. Alcune di queste steli, due delle quali, realizzate in pietra di tufo, sono visibili nellex Convento Domenicano di Aversa, già Palazzo di Città, nei pressi della scala che da uno dei porticati del chiostro conduce al piano superiore, attualmente occupato dalla Biblioteca Comunale. Le due stele di Cossutia e Pupia, provenienti dalla vicina Gricignano, dove erano state ritrovate, secondo le indicazioni del Mommsen, nel giardino di casa Buonanno, furono trasportate nellattuale sede, in epoca imprecisabile, per sottrarle – come è accaduto daltra parte per numerose altre epigrafi romane documentate dalla letteratura erudita locale del secolo scorso e non più rintracciabili – alle sempre incombenti insidie della dispersione. Esse, alla pari della maggior parte degli analoghi manufatti campani, genericamente databili al periodo repubblicano, si rifanno al modello delle stele attiche del periodo classico, con il corpo centrale poggiante su un ampio zoccolo occupato dalla rappresentazione – in altorilievo e rigidamente frontale – del defunto. Il quale è raffigurato di solito, racchiuso in un registro di forma rettangolare concluso da un timpano triangolare, a figura intera o di tre quarti, sia da solo sia in compagnia di qualche congiunto; come nella prima delle stele in oggetto, che una scritta scolpita nella trabeazione in alto e affiancata, nei pilastrini laterali della cornice, dalla consueta formula latina OSSA HEIC ISTA SUNT, ci informa di come custodisse, un tempo, nella sua ubicazione originaria, le spoglie di tale Cossutia.
Aversa (CE), Chiostro dellex Monastero di
San Domenico. Stele funeraria di Cossutia
(da Gricignano dAversa)
La defunta è infatti raffigurata di tre quarti in compagnia di altre due persone, due giovanetti, forse i suoi figli. Indossa la palla, lampia veste usata dalle matrone romane; ha il capo velato ed è colta nellatto di portare la mano destra sul petto per serrare i lembi della veste secondo il noto schema detto della Pudicitia. Uno schema che si ripete, quasi alla lettera, anche nellaltro manufatto (peraltro quasi simile, se solo si esclude la mancanza di figurine collaterali), dove le scritte sul margine superiore ci forniscono le generalità della defunta, tale Pupia, e di chi aveva commissionato il monumento: il fratello Caio Stazio.
COSSVTIAE·AV·L·AMATAE |
O |
I |
«Cossutiae A(ugusti ) o A(uli) l(iberta) Amatae ossa heic ista sunt»
«Allamata Cossutia, liberta di Augusto (o Aulo). Queste ossa sono qui»
Aversa (CE), Chiostro dellex Monastero di
San Domenico. Stele funeraria di Pupia
(da Gricignano dAversa)
PVPIAE C·Q·L·SALVIAE |
O |
I |
«Pupiae C(aii) Q(uinti) l(ibertae) Salviae
C(aius) Statius C(aii) l(ibertus) frater fecit
ossa heic ista sunt »
«A Pupia Salvia, liberta di Caio Quinto,
il fratello Caio Stazio, liberto di Caio.
Queste ossa sono qui»
Cossutia e Pupia – video |