10 giugno 1924, assassinio di Giacomo Matteotti

di Redazione

Giacomo MatteottiAlle origini dell’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno del 1924, vi è probabilmente la “necessità” da parte di Benito Mussolini di impedire che il deputato socialista denunciasse, con un discorso atteso, il caso di corruzione della Sinclair Oil.

La società petrolifera americana, controllata dalla più nota Standard Oil, era riuscita ad ottenere in concessione lo sfruttamento di tutti i giacimenti petroliferi presenti sul territorio italiano e di quelli, certo più importanti, delle colonie, Libia davanti a tutti. La concessione era costata al gigante americano una serie impressionante di tangenti per buona parte del governo fascista dell’epoca. Giacomo Matteotti era nato il 22 maggio del 1885 a Fratta Polesine. Di famiglia benestante, ma non ricco, si laureò in Legge a Bologna nel 1907 e subito divenne uomo di punta del Partito Socialista, eletto in Parlamento nel 1919, rieletto poi nel 1921 e nel 1924. Nel 1922 diventa segretario del Partito Socialista Unitario. Fu rapito, il suo corpo venne ritrovato da un cane il 16 agosto. Furono condannati per il suo assassinio Dumini, Volpi e Poveruomo, tre condanne a 5 anni, 11 mesi e 20 giorni, Panzeri, Malacria e Viola, furono invece assolti. Il 10 giugno del 1924, siamo a Roma, Matteotti a piedi, come era solito fare, si avviò verso Montecitorio, seguendo il lungotevere. Una macchina della polizia lo attendeva, c’erano Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria ed Amleto Poveruomo. Gli saltarono letteralmente addosso, lo bloccarono, portandolo nella autovettura. Giuseppe Viola, dopo un tempo imprecisato lo accoltellò con fendenti al torace e all’ascella. Arrivati a Quartarella, a 25 km. da Roma, con un cric finirono la loro opera e seppellirono alla meglio il corpo ormai senza vita. L’atteso discorso non fu mai tenuto.

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