Berlusconi-Veltroni: fidanzamento annullato

di Redazione

Berlusconi-VeltroniNonostante il gran caldo, l’aria che si respirava in questi giorni a Roma, negli ambienti politici, era tutt’altro che afosa. L’amore sbocciato nella primavera elettorale tra i due contendenti allo scettro di presidente del Consiglio si è improvvisamente sopito.

La colpa, inevitabilmente, è ricaduta sul vincitore. Il pomo della discordia tra i due, stregati più dalla voglia di fare “comunella” per i prossimi cinque anni, è stato interrotto dalla furbizia di un pacchetto sicurezza che impedisce di portare avanti una serie di processi. Al Senato si è combattuto un duello perso, il pacchetto sicurezza è passato senza tanti problemi. La maggioranza, compatta, ha dato il via libera al “blocca processi”, tra i quali, il più discusso, è quello che interessa da vicino il premier. Una volta approvata la legge c’è stata una rivolta come quella dei tempi bui del governo Prodi. Idv issava striscioni che inneggiavano alla “vergogna”, identici alle fette di mortadella inghiottite durante la caduta del povero Romano Prodi dall’allora opposizione. È vizio delle minoranze fare festa tra i banchi dei due rami del Parlamento nel momento in cui è approvata una legge. Folclore tutto italiano, che vede i nostri “regnanti” che si lasciano andare in atteggiamenti non degni di una classe dirigente. Stessa aria al Campidoglio: Alemanno ha dovuto subire la tarantella allegorica dell’opposizione, dopo aver comunicato il buco presente nelle casse del comune capitolino. Un’altra festa con cori e canzonette d’altri tempi. Anche il segretario del Pd, ex sindaco della capitale, è dovuto intervenire per sedare gli animi: “È tutta una montatura mediatica”. Veramente! 6,874 miliardi di euro, ammessi dallo stesso Veltroni, sono una montatura? Però è subito corso ai ripari: “La colpa è di Storace, il buco è dovuto ad una mancanza di erogazione di fondi da parte della regione guidata dall’ex governatore del Lazio”. Ed ecco il vizio del “non è colpa mia”, vecchio ritornello che non tramonta mai: non appena qualcuno lascia la poltrona riscaldata dalla cattiva gestione, la colpa ricade su altri. Se c’è ancora la sovranità popolare in Italia lasciamo governare chi vince. I ritornelli, le beghe mediatiche, le propagande, non servono a nulla. L’importante è costruire il futuro. Il resto fa parte di una scuola e di una cultura politica che ha già avuto i suoi sconfitti alle recenti elezioni politiche. È meglio “innamorarsi” di nuovo e tornare al dialogo tra maggioranza e opposizioni, strumento utile per il Paese. Il ritorno alle piazze invocato dal leader del Pd in questi giorni ha gia sconfitto chi delle piazze era amante e si è visto abbandonato dai piazzisti più incalliti che hanno voltato pagina non credendo più alla favola del “ritorno del caimano”.

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