Camorra, Lorenzo Diana: “Occorre azione forte della politica”

di Raffaele De Biase

Lorenzo DianaCASAL DI PRINCIPE (Caserta). “Stiamo attraversando una fase difficile di fronte ad una strategia del terrore da parte della camorra casalese. Una strategia cui ha risposto e dovrà ancora rispondere l’iniziativa della magistratura e delle forze di polizia”.

Appaiono ora a dir poco profetiche le parole pronunciate da Lorenzo Diana, poche ore prima dell’omicidio di Michele Orsi. Non può che essere considerata, infatti, altro che l’espressione tragica di una vera e propria strategia del terrore la serie di omicidi portati a termine dalla camorra nelle due ultime settimane in Terra di lavoro. Una serie avviata con l’omicidio di Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico, quest’ultimo esponente di rilievo assoluto della fazione guidata dal cugino Francesco detto “Cicciotto ‘e mezzanotte”, e proseguita con l’uccisione di Domenico Noviello ed ora di Michele Orsi. Episodi eloquenti soprattutto nella loro tragica sequenza, a cui si affianca anche la tentata vendetta trasversale verso la collaboratrice di giustizia Anna Carrino, moglie del capoclan Francesco Bidognetti, una vendetta perpetrata ai danni della nipote residente a Villaricca, Francesca, oggi ricoverata in gravi condizioni.

Castelvolturno – Corteo Anti-Racket (31.05.08)

Un’escalation che ha l’evidente obiettivo di innescare una spirale di paura che attanagli chi con le sue dichiarazioni già ha procurato seri danni all’organizzazione criminale. Intervistato domenica mattina, a pochi minuti dall’inizio della commemorazione di Domenico Noviello,organizzata da Libera presso il cimitero di Casal di Principe, Lorenzo Diana, da storico uomo anticamorra, ha delineato un quadro più che veritiero del momento vissuto oggi dalle cosche. “La magistratura, con l’ausilio essenziale delle forze dell’ordine, ha condotto e sta conducendo delle indagini molto approfondite che ,come attestano i recenti arresti, non hanno tardato a produrre significativi risultati. Da questo presupposto è logico, dunque, ritenere che gli ultimi assassinii siano la risposta efferata da parte di un clan che si è sentito in seria difficoltà e che mira a spezzare quel rapporto instauratosi fra collaboratori di giustizia e magistratura. In un clima come quello generatosi, l’apertura di una sede distaccata della squadra mobile a Casal di Principe va vista come un fatto di rilievo a cui, però ,non corrisponde un’iniziativa adeguata da parte delle istituzioni politiche locali”.

Non esita a puntare il dito contro i rappresentanti istituzionali della politica in provincia Lorenzo Diana, che proseguendo afferma: “Solo un’azione seria da parte di una politica consapevole del rischio che corrono le libertà democratiche dei cittadini potrà valorizzare quel fermento positivo che si registra in alcune parti della popolazione, grazie anche all’attività di molte associazioni sparse sul territorio. Solo così potremo vedere i clan chiamati con i nomi dei loro capi e non con il nome di una popolazione”.

A chi gli chiede, poi, considerazioni in ordine al riuso a fini sociali dei beni confiscati Diana non mostra incertezze: “Occorre migliorare la legge tecnicamente, snellendo le procedure, costituendo a mio parere un’agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Guardo positivamente alla decisione di trasferire ai Prefetti i poteri, prima dei Comuni, sulla destinazione dei beni confiscati. Bisogna, però, andare oltre le procedure attuali e consentire anche un potere di iniziativa maggiore da parte della magistratura in merito al sequestro dei beni di supposta provenienza illecita. Per fare tutto questo è importante che vengano destinati allo scopo fondi consistenti e più precisamente che venga previsto a tali finalità da parte del Ministero degli interni un apposito capitolo di spesa nell’ambito del Pon (programma operativo nazionale sicurezza). In caso contrario ci ritroveremo con edifici e terreni abbandonati lasciati a testimonianza dell’arroganza del crimine”.

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