“Emanuela Orlandi fu uccisa e gettata in una betoniera”

di Redazione

Emanuela OrlandiROMA. A 25 anni dalla sua scomparsa si torna a parlare di Emanuela Orlandi, la 15enne, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, sparita in circostanze misteriose il 22 giugno 1983.

Secondo le dichiarazioni di una donna, ex amante del boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis detto “Renatino”, la giovane fu uccisa, avvolta e chiusa in un sacco e gettata in una betoniera in un cantiere a Tor Vajanica. Chiuso in un altro sacco c’era anche il corpo di Domenico Nicitra, figlio di Salvatore, imputato al processo alla banda della Magliana, che scomparve nel ’93. Questo è quanto trapela dalle parole della supertestimone, ascoltataquidici giorni fa dai Pm Ormanni, De Gasperis e Misto, presso la Procura di Roma.Si tratta di dichiarazioni tutte da verificare, ma che potrebbero riaprire uno spiraglio in un mistero che dura da 25 anni. Tuttavia,le date fornite dalla donna apparirebbero non coerenti nello spiegare la successione degli eventi: soprattutto appare incompatibile un ruolo di De Pedisnella vicenda Nicitra, perché il boss morì nel ’90.

La stessa testimone poi racconta come la Orlandi, sei-sette mesi prima dell’episodio di Torvaianica, avrebbe consegnato la ragazza ad un sacerdote. La giovane, a dire della testimone, “non era assolutamente lucida”, era “intontita”.

“Io arrivai lì al bar Gianicolo con una macchina. – racconta l’ex amante del boss della Magliana – Poi Renato, il signor De Pedis, con cui in quel tempo avevo una relazione, mi disse di prendere un’altra macchina, che era una Bmw e di accompagnare questa ragazza, una ragazzina, fino a sotto dove sta il benzinaio del Vaticano, che ci sarebbe stata una macchina targata ‘Citta’ del Vaticano’ che stava aspettando questa ragazza. Io l’accompagnai: così feci. Durante il tragitto, non so quanto tempo era passato dal sequestro di Emanuela Orlandi, la identificai come Emanuela Orlandi. Era frastornata, era confusa sta ragazza. Si sentiva che non stava bene: piangeva, rideva. Anche se il tragitto è stato breve, mi sembra che parlava di un certo Paolo, non so se fosse il fratello. Va bè, comunque, io quando l’accompagnai c’era un signore con tutte le sembianze di essere un sacerdote, c’aveva il vestito lungo e il cappello con le falde larghe. Scese dalla Mercedes nera, io feci scendere la ragazza: ‘Buonasera, lei aspettava me?’. ‘Si. Si, credo proprio di si’. Guardò la ragazza, prese la ragazza e salì in macchina sua. Poi, io, dopo che avevo realizzato chi era, dissi, quando tornai su, a Renato: ‘A’ Renà, ma quella non era?’. Ha detto: ‘Tu, se l’hai riconosciuta è meglio che non la riconosci, fatti gli affari tuoi'”.

“Non dò credito a nulla di quello che viene detto in queste ore finche’ non si accerta per davvero quello che e’ accaduto e lo si possa provare”. E’ la risposta che arriva da Natalina Orlandi, una delle sorelle di Emanuela.“Per me – continua Natalina – questa notiziaè una come tante altre che escono fuori purtroppo quando sono in corso indagini ed accertamenti. Non si sa come mai vengano fuori notizie che dovrebbero essere riservate, ma e’ risaputo che accade…. Ad ogni modo non penso nulla di tutto questo, aspetto soltanto, cosi’ come aspetta tutta la famiglia”.Natalina Orlandi si dice comunque “fiduciosa”, e del resto “è notorio che noi lo siamo sempre stati e continueremo ad esserlo fino a quando non avremo motivo per non esserlo”.

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