Intercettazioni, giudice ordina reintegro per Agostino Saccà

di Angela Oliva

Agostino SaccàROMA. Il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà tornerà presto in Rai. E’ questa la decisione del giudice del lavoro Giuseppina Vetritto che ha accolto il ricorso del dirigente della televisione statale presentato lo scorso 3 giugno.

Saccà, accusato di corruzione con il premier Silvio Berlusconi, si era autosospeso il 13 dicembre del 2007 dal ruolo di dirigente. Dopo circa una settimana l’azienda aveva comunque inviato una lettera di sospensione cautelare dal lavoro tenendo conto dell’indagine della Procura di Napoli in cui è indagato Saccà. Oggi il verdetto del giudice del lavoro che è stato reso noto dai legali dello stesso Saccà, Federico Tedeschini e Nicola Petracca, che hanno dichiarato: La decisione di sospendere il procedimento disciplinare in attesa della conclusione di quello penale, perdurando ormai da sei mesi la sospensione cautelare dalla attività, è sembrato subito un semplicistico escamotage per tenere Saccà fuori dalla propria stanza fino a fargli raggiungere il limite d’età per la cessazione del rapporto di lavoro”.

Ma per il presidente della Rai, Claudio Petruccioli, Saccà resta incompatibile. “I comportamenti documentati di Saccà sono incompatibili con l’esercizio di una funzione dirigente in Rai, azienda concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo. A meno di non voler degradare l’azienda e il Servizio al livello di quei comportamenti”. Fermo restando “il pieno rispetto delle decisioni del giudice Vetritto”. Petruccioli domani, nel corso del Cda dell’azienda di viale Mazzini, esporrà le proprie motivazioni a sostegno di questa sua convinzione. Al contrario, Giuliano Urbani, consigliere di amministrazione della Rai in quota Fi, sostiene che il dirigente va reintegrato, “sarebbe un golpe non farlo”.



Sul fronte della vicenda penale, per Saccà e Berlusconi è già stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Napoli per corruzione, in quanto il Cavaliere avrebbe segnalato al dirigente Rai cinque attrici da inserire in produzioni Rai. Alcune di queste segnalazioni, secondo gli inquirenti, sarebbero state utili per ottenere il sostegno di alcuni parlamentari del centrosinistra al fine di dare la spallata (poi fallita)al precedente governo Prodi. I due indagati negano le accuse.

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