FOGGIA. La faida del Gargano potrebbe ritornare. I sei maggiori esponenti della mafia locale saranno scarcerati, a partire da oggi, per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Tale decisione scaturisce dal fatto che gli otto periti dellaccusa non sono riusciti, in tre anni, a trascrivere lenorme numero di intercettazioni effettuate dai carabinieri del Ros. Tutto ciò sta a significare che il processo è rimasto fermo, nonostante dal 7 novembre 2005 accusa e difesa si sono incontrati davanti alla Corte dAssise per ben 94 volte. Nellultima udienza, tenuta il 20 giugno scorso, i magistrati non hanno potuto che leggere lordinanza di scarcerazione per i 6 boss ritenuti colpevoli di numerosi omicidi. La vicenda, ritenuta inaccettabile, ha immediatamente scatenato non poche polemiche e dovrà essere spiegata dal presidente del tribunale di Foggia. Il primo esponente della malavita foggiana ad essere scarcerato oggi è Armando Libergolis, 33enne di Manfredonia, accusato di aver commesso 5 omicidi. Armando, ufficialmente allevatore, fu arrestato nel giugno del 2004 dai carabinieri di Foggia nel corso del blitz Iscaro-Saburo. E stato considerato uno degli eredi del boss di zio Ciccillo Libergolis, uno dei più pericolosi della zona. Oltre al 33enne saranno scarcerate anche altre tre persone: due presunti assassini ed uno spacciatore, coinvolti nel medesimo processo. Tra circa un mese uscirà dalla gattabuia, sempre per decorrenza dei termini, Gennaro Giovanditto, uno dei sicari del clan Libergolis che avrebbe commesso alcuni omicidi contro il clan rivale Alfieri-Primosa. Queste scarcerazioni assurde rischiano di portare di nuovo la zona del Gargano ad essere scenario di guerra tra questi spietati clan, che negli ultimi 30 anni hanno dato vita alla faida di Monte SantAngelo uccidendo circa 35 persone.