Il gip conferma le accuse, lady Iovine resta in cella

di Redazione

Avallone EnrichettaCASAL DI PRINCIPE. Tutta la famiglia contro, soprattutto le cognate. Tutte a darle addosso, contestandole l’avidità e le intemperanze sentimentali, soprattutto l’ultima relazione con un uomo lontano dal clan.

Rosanna De NovellisRosanna, dicevano le donne di famiglia, era una vedova irriguardosa. Dopo la morte del marito, Carmine Iovine, fratello di boss, aveva mostrato il suo volto di donna avida, chiedeva soldi e pretendeva agi e lussi, quelli concessi a una vedova rispettosa del lutto e del rango ma privilegi intollerabili per chi tradiva la memoria del defunto e, in casa sua, faceva comandare un uomo estraneo. Per questo, con il consenso del capo, avevano preso la decisione estrema: Rosanna De Novellis doveva andare via da San Cipriano, per sempre. Neppure al cimitero poteva andare, neppure a portare un fiore sulla tomba del marito ucciso quattordici anni fa, perché la tomba è nella cappella di famiglia e lì, prima o poi, avrebbe incontrato la cognata. Non solo: doveva andare via anche dal negozio, l’«Intimo di Roen», che gestiva nel centro commerciale Borgo Antico. E poi: niente più stipendio mensile, niente più pagamento del mutuo della casa. Portavoce ed esecutrice del mandato era stata Enrichetta Avallone, moglie di Antonio Iovine, uno dei capi del clan dei Casalesi, latitante da quasi tredici anni. E per questo, con l’accusa di estorsione, era stata arrestata dai carabinieri del Reparto operativo di Caserta che avevano eseguito un decreto di fermo del pm antimafia Alessandro Milita. Impianto accusatorio confermato dal gip Egle Pilla, che aveva convalidato il fermo, e ritenuto valido anche dal gip di Napoli, Raffaele Piccirillo, al quale era stato trasmesso il fascicolo per competenza. Il giudice ha riemesso la misura cautelare, contestando l’estorsione aggravata dal metodio mafioso.

Il Mattino

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