Genocidio in Sudan, chiesto l’arresto del presidente al Bashir

di Antonio Taglialatela

Omar Hassan al BashirCome annunciato nei giorni scorsi, il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno Ocampo, ha chiesto il mandato d’arresto per il presidente del Sudan, Omar Hassan al Bashir, accusato di genocidio e crimini di guerra.

La richiesta ora sarà valutata dai giudici del tribunale dell’Aja, per la quale si dovranno attendere almeno sei settimane. L’argentino Ocampo ha motivato la sua richiesta “per scongiurare nuovi omicidi” da parte delle milizie arabe dei “Janjaweed” (“diavoli a cavallo”) sostenute dal governo di Bashir per reprimere la rivolta delle tribù africane del Darfur.

Le prove raccolte dal procuratore dimostrano che il presidente del Sudan “ha diretto e applicato un piano per distruggere in modo sostanziale i gruppi Fur, Masalit e Zaghawa, sulla base della loro etnia”. In cinque anni, il presidente sudanese, con l’appoggio dei Janjaweed, avrebbe ucciso almeno 35 mila civili e causato la morte di un numero di persone compreso tra 80 mila e 265 mila che sono state sradicate dalle loro case.

In settimana, un portavoce del governo di Khartoum aveva dichiarato che il Sudan non consegnerà nessun sospetto e che non riconosce l’autorità dell’Aia, in quanto il Sudan non ha sottoscritto lo statuto di Roma che ne ha sancito la nascita, minacciando conseguenze sul processo di pace in Darfur. Proprio questa è la preoccupazione di alcuni funzionari della Cpi, dal momento che l’inchiesta potrebbe minare la missione di pace congiunta di Onu e Unione Africana, un contingente di 10mila uomini. Già nei giorni scorsi delle forze non identificate hanno ucciso sette caschi blu e ferito una ventina di persone. Forse un primo avvertimento della milizia. L’incriminazione di al-Bashir potrebbe incontrare pareri contrari anche dello stesso segretario generale Ban Ki Moon e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

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