Congresso Rc: scontro Vendola-Ferrero. E Bertinotti infiamma la platea

di Antonio Taglialatela

Fausto BertinottiCHIANCIANO. E’ il giorno della verità per Rifondazione Comunista che, in occasione del congresso, non ha trovato ancora una visione unitaria e dunque andrà alla conta.

Lo scontro per la segreteria sarà tra il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’ex ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero. Dopo una lunga riunione notturna, i delegati della prima mozione, quella di Ferrero, hanno deciso di rifiutare l’offerta di mediazione dentro il partito e di andare al confronto sui voti delegati. Offerta che prevedeva l’intesa politica su un programma, la gestione della segreteria non a maggioranza, ma la leadership di Vendola. Ora Ferrero punta a raccogliere i consensi delle altre tre mozioni di minoranza per raggiungere la maggioranza del partito al comitato politico, che domenica eleggerà il nuovo segretario. L’ex ministro oggi ha presentato un documento in commissione politica, la cui linea prevede l’autonomia dal Pd ed il rifiuto di un nuovo centrosinistra, il rilancio del partito partendo dal sociale e la presentazione alle Europee con il simbolo di Rifondazione.

Sul palco del congresso è salito Fausto Bertinotti, accolto da una standing ovation, che ha invitato a ricostruire un nuovo movimento operaio arrivando anche a parafrasare Marx: “Una forza antagonista non può resistere a lungo se è una forza minoritaria. Oggi la sinistra non ha nulla da perdere se non le catene”. L’ex presidente della Camera ha invitato a guardare oltre l’Italia, “a guardare al mondo” ma ammette che “in Europa la sinistra antagonista è a rischio di scomparsa, così come in Italia è fallita l’esperienza della sinistra alternativa”. “Non ho difficoltà a riconoscere che avevo pensato, davanti ad una campagna elettorale asfittica, che bisognava andare oltre. – ha poi detto l’ex segretario analizzando la situazione della sinistra italiana – Se avessimo avuto successo, l’unità della sinistra era un’ipotesi reale ma la sconfitta elettorale dice che sono state sconfitte tutte le ipotesi di unità a sinistra”. “Ma – avverte Bertinotti – non buttiamo il bambino con l’acqua sporca. Chi oggi pensa ad un processo costituente deve dire che altro è il cammino, altri sono i protagonisti e diversa è la meta. Più che un assemblaggio di pezzi bisogna riprendere la politica degli avi, una nuova politica per una nuova società civile”.

E, parlando dell’attuale opposizione al governo, Bertinotti si è rivelato assai critico nei confronti del Pd e di Di Pietro. “Dobbiamo costruire un’opposizione di sinistra. Oggi non c’è perchè non c’è sinistra. Il Pd non ha i fondamenti per essere un partito di opposizione. E Di Pietro, e in generale la cultura populista, possono anche apparire ma non sono di sinistra, anzi sono una cultura di destra”. “L’opposizione di sinistra – ha aggiunto – parte dalle ragioni del conflitto sociale, esplora la più classica della contraddizioni tra diritto e lavoro, sapendo che oggi la sfida tocca l’umano perchè la specie umana è messa a rischio dalla globalizzazione capitalistica”.

Infine, per Bertinotti è necessario mobilitare le energie affinché sia favorita l’indizione di uno sciopero generale, perché sarebbe questo “il banco di prova per la maturità dell’opposizione”. “Lo so che a decidere è il sindacato, – ha chiarito – ma l’ambiente politico ne genera le condizioni. Non ci sono oggi le condizioni per farlo vedendo la catena di morti sul lavoro?”.

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