Pescara, il magistrato che scarcerò il killer: “Ho sbagliato”

di Antonio Taglialatela

L'arresto di D'AgostinoPESCARA. Nel giorno dei funerali di Mario Pagliari, l’imprenditore balneare ucciso domenica pomeriggio dall’ex camorrista casertano Michelangelo D’Agostino, arrestato ieri dai carabinieri dopo 48 ore di fuga, il magistrato che ha concesso la licenza al pregiudicato ammette di aver commesso un grave errore.

“Ho sbagliato, è una pesante condanna morale che mi porto dietro. C’è di mezzo una vita umana e penso a quei tre ragazzi che nono hanno più un padre”, afferma il dottor Angelo Martinelli, magistrato di sorveglianza di Modena.

D’Agostino, originario di Cesa (Caserta), mezza vita passata in carcere e autore di diversi omicidi, lo scorso 20 gennaio era uscito dal carcere di Castelfranco Emilia (Modena), ottenendo di scontare l’ultimo anno di detenzione in una casa-lavoro nella stessa provincia emiliana. Quindi, lì doveva restare fino al 21 gennaio 2009. Ma l’11 marzo il magistrato gli concedeva una licenza lavorativa per un contratto a tempo determinato a Pescara con la cooperativa “La Cometa”. Da lì a pochi mesi avrebbe compiuto l’ennesimo omicidio della sua esistenza. Domenica 6 luglio, ore 17, nel Parco di Villa de Riseis, dove lavorava come addetto alle pulizie e dove dormiva all’interno di una casupola. Due colpi di pistola esplosi contro Mario Pagliari, uno al ventre, l’altro, fatale, alla testa. Una reazione, quella dell’ex esponente della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, forse dettata dalla paura di una denuncia o di una diffida da parte di Pagliari e degli altri frequentatori del parco – a loro poco gradito per i suoi trascorsi criminali e per il suo comportamento da “guappo” – cosa che gli avrebbe potuto provocare il ritorno in carcere.

la pistola dell'omicidio“Conoscevo perfettamente il passato criminale di D’Agostino. – ha dichiarato il dottor Martinelli in un’intervista a Radio 24 – Avevo avuto con lui un colloquio approfondito sulla sua vita, sulle sue intenzioni per il futuro. Mi aveva dato un’impressione non dico positiva ma di un soggetto determinato a cambiare vita. Si era avvicinato alla Chiesa, erano questi i dati che avevo. Mi sono fidato e ho sbagliato. E’ anche vero che un magistrato non ha la sfera di cristallo”. E al figlio di una delle tante persone assassinate da D’Agostino, che ha scritto indignato al presidente della Repubblica, Martinelli ha risposto: “Sicuramente dal punto di vista soggettivo questo signore ha perfettamente ragione a essere indignato. Sul piano oggettivo, però, talvolta esistono dei compromessi che fa lo stesso legislatore per ottenere benefici che si risolvono in danno dei singoli ma sono utili magari alla collettività”.

Anna Paola Di Filippo, la direttrice della casa-lavoro di Castelfranco, dove D’Agostino lavorava prima di chiedere di tornare a Pescara, sostiene invece che l’uomo in parte era stato recuperato: “Da noi si è sempre comportato bene, non ha mai creato problemi di alcun genere”.

i carabinieri sul Ponte Capacchietti, dove hanno arrestato il pregiudicatoMa perché D’Agostino aveva così interesse a tornare a Pescara, dove un anno prima aveva compiuto una rapina che gli costò il ritorno tra le sbarre? Sembra che i motivi siano legati al rapporto che aveva stretto con un sacerdote della città abruzzese. Proprio questo sacerdote gli avrebbe portato il materasso nello spogliatoio del parco dove il pregiudicato dormiva.

Intanto, è stato fissato per venerdì prossimo, alle 12, presso il carcere San Donato, l’interrogatorio di D’Agostino. Ad ascoltare l’uomo sarà il gip Guido Campli. Ieri pomeriggio, dopo il suo arresto nei pressi del ponte Capacchietti (era a piedi, con la pistola usata per l’omicidio nascosta in una busta della spesa), ha ammesso di aver ucciso Pagliari: “Ho sparato, ho perso la testa”, ha detto ai carabinieri, sottolineando di avere l’indole assassina “nel Dna” e di essere consapevole che il suo destino è “passare la vita in carcere”. Circa i motivi che lo avrebbero spinto al folle gesto, D’Agostino ha parlato degli insulti che Pagliari gli rivolgeva da settimane: “Mi insultava, mi diceva ‘camorrista’, ‘napoletano’, ‘il parco è sporco’, e quel giorno tra le urla ha tentato di darmi due schiaffi”. E qui “l’indole” di cui parlava: “Ma io non sono uno che si fa dare schiaffi, ho preso la pistola ed ho sparato”. Sul fatto che abbia sparato due colpi, soprattutto perché quello alla testa, D’Agostino, quasi a rievocare la disinvoltura nel raccontare feroci delitti di camorra nei processi in cui testimoniava in qualità di pentito, ha risposto: “La camorra è così, dobbiamo essere sicuri altrimenti si possono vendicare”.

Michelangelo D'AgostinoE infatti, proprio quel colpo alla testa, si è rivelato fatale per Pagliari, come emerso dai risultati dell’autopsia eseguita sul corpo del 64enne ex pescatore e titolare dello stabilimento balneare “Apollo”. Insieme agli agenti della polizia scientifica, presenti all’autopsia, sono stati effettuati rilievi balistici ed è stata ricostruita la traiettoria dei proiettili. E’ stato anche in questo caso confermato che l’omicida ha sparato da vicino. Il medico legale ha prelevato tessuti e parti di organi che saranno oggetto di esami più approfonditi.

Oggi, dicevamo all’inizio, è stato il giorno dei funerali per Mario Pagliari. Poco dopo le 15, scortato dalla polizia municipale, la bara, sulla quale è stata posta una grande corona di fiori bianchi e gialli, ha raggiunto, in via Bruno Buozzi, l’abitazione del balneatore, poi condotta a spalla davanti allo stabilimento “Apollo”, a pochi passi da casa Pagliari e di fronte al Parco De Riseis dove si è consumato il delitto. Il corteo, a cui partecipavano in rappresentanza dell’amministrazione comunale il presidente del Consiglio Vincenzo Dogali e alcuni consiglieri, ha seguito il carro funebre fino alla zona del mercato ittico e poi al Lungofiume, da lì il feretro è stato condotto al cimitero.

I figli e la moglie dell’uomo, tramite il legale di famiglia, hanno fatto sapere di avere intenzione di chiedere un risarcimento danni allo Stato, “colpevole dell’omicidio”, chiarendo che eventuali introiti verranno devoluti tutti in beneficenza. Per loro è importante che passi un messaggio: “Non deve accadere ancora quello che è successo alla nostra famiglia”.

“Non doveva accadere”, questo è anche lo motivo per cui la parlamentare modenese del Pdl, Isabella Bertolini, ha presentato un’interrogazione al ministero della Giustizia per esigere chiarezza sulla scarcerazione di un pluriomicida come D’Agostino. “Scarcerazioni facili e permessi premio a pericolosi criminali – ha sottolineato la Bertolini – sembrano ormai diventati consuetudine per una certa magistratura. Il Giudice del Tribunale di Sorveglianza di Modena che ha disposto la scarcerazione di D’Agostino è noto per una serie di provvedimenti discutibili attraverso i quali sono stati lasciati liberi di circolare clandestini o pericolosi criminali. Personaggi che di sicuro avrebbero dovuto rimanere in carcere. In questo caso a fare le spese con la vita, è stato un padre di famiglia”. Secondo l’esponente del Popolo della Libertà, “purtroppo, a pagare gli errori di una magistratura sempre più accondiscendente verso i criminali, sono sempre i cittadini comuni e questo è inaccettabile. E’ di fronte a fatti come questi – ha concluso – che si avverte sempre più urgente una riforma del sistema giudiziario che introduca, tra le altre cose, un principio di responsabilità diretta del magistrato”.

Foto di “Fotowireless Pescara” di Valerio Simeone, tratte dal sito on line “Il Centro”

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