AVERSA. Cera una volta un pozzo. Si cera una volta perché oggi non cè più. Il pozzo era nel chiostro del monastero di San Lorenzo ad Septmium.
Un complesso monumentale fondato dai Longobardi molto prima dellanno mille, sulla via consolare romana che collegava Pozzuoli con Capua. Diventato, nel corso dei secoli, una delle più importanti e ricche abbazie benedettine della penisola, annoverando beni patrimoniali non solo nella contea normanna dove, intorno allanno 1030, nacque la città di Aversa ma anche in Lucania, Calabria e Puglia. Ebbene dopo quasi un millennio quel pozzo, che vi mostriamo in una foto del 1980, una delle tante opere architettoniche che potrebbero ammirare i turisti se mai ne venissero nella città, non cè più. Un parroco lo avrebbe rimosso per evitare che diventasse preda di ladri di opera darte. Così oggi nel chiostro si può vedere solo il foro del pozzo finito in una sorta di cassaforte per essere protetto dalle attenzioni dei malintenzionati che hanno fatto scempio delle opere darte contenute nelle tante chiese della città. Spogliandole di tutto, persino degli altari e dei pavimenti, come accaduto nel complesso monumentale del Carmine di via Abenavolo fondato nel 1300. Ad Aversa accade anche questo. Probabilmente la stessa cosa succede in altre città. Però, considerando che girando lItalia di chiese ricche di opere darte se ne vedono tante e si possono visitare praticamente ad ogni ora del giorno viene il dubbio che queste cose accadano solo ad Aversa. Possibile allora che per vedere il pozzo di San Lorenzo ci si debba recare in banca e non nel chiostro del monastero?