AVERSA. Protestano le mamme di Aversa. Si sentono penalizzate dalle scelte fatte dal nuovo coordinamento dellAmbito Socio Sanitario C3 a cui fa riferimento il distretto di Aversa.
Sarebbero andati persicirca 200 mila euro destinati dai Piani Operativi Regionali (Por) ad Aversa e agli altri otto comuni dellAmbito. I fondi dovevano essere utilizzati per dare sostegno domiciliare alle donne che, lavorando o costrette fuori casa per buona parte della giornata, hanno a carico familiari anziani fragili o minori e ad adulti portatori di handicap.
La ragione della perdita di gran parte del finanziamento – spiega una portavoce del gruppo organizzatosi nellassociazione Alma Onlus – è chiaramente individuabile nella inosservanza dei tempi e nellassenza totale dei rappresentanti dellAmbito C3 alle riunioni tenute per la presentazione e la discussione dei progetti presso lassessorato regionale alle pari opportunità. Proprio lassenza di rappresentanti anche allultima riunione operativa di giugno avrebbe, infatti, imposto allAssessore lobbligo di ridurre a soli 20mila euro il finanziamento destinato al C3.
Questo perché la somma finanziata doveva essere spesa entro settembre di conseguenza spiega lesponente del gruppo – stante lassenza di nostri rappresentanti lAssessore, per non penalizzare completamente mamme e portatori di handicap destinatari del finanziamento, non poteva fare altro che erogare una somma proporzionata ai mesi rimanenti e quindi 20mila euro. Pochi davvero per dare sostegno a decine di cittadini, da qui la protesta delle mamme, ufficializzata in un comunicato.
La componente femminile residente nellambito C3 – scrivono le donne aderenti alla Onlus – è fortemente offesa e colpita da questa ulteriore penalizzazione. La gestione sicuramente ritardataria dellAmbitoha impedito sostengono – che venisse espletato anche il bando di evidenza pubblica per la nomina dei tecnici dellufficio di piano collegato al Por Campania. Inoltre aggiungono – qualsivoglia richiesta di chiarimento avanzata viene spesso frustrata da reazioni isteriche e mortificanti.
Le donne dellAmbito concludono – sono stufe di questa gestione distortae pseudo intellettualoide. Vogliono risposte ai bisogni del territorio e servizi qualificati, trasparenza negli intenti e nelle procedure, rendiconto dei risultati e soprattutto essere rese partecipi dei processi decisionali e gestionali. Non servono le pseudoconvenzioni ad hoc che anziché ampliare riducono i margini di concertazione e le cooperative agganciate a questo o a quellassessore. Un po di pulizia e di trasparenza giovano a tutti, anche alla tasca.