Macrico, Udc propone “confronto con la città”

di Redazione

Alberto Zaza D'AulisioCASERTA. Il segretario cittadino dell’Udc, avvocato Alberto Zaza d’Aulisio, con il suo vicario, professor Marco Lugni, intervengono a proposito della vicenda “Macrico”.

“Lascia perplessi l’accelerazione data alla definizione del progetto-Macrico, – affermano D’Aulisio e Lugni – svincolato sia da un dibattito concludente con la Città e nel consiglio comunale, sia dal Puc, del quale si è perduta ogni traccia. Il miraggio di un cospicuo finanziamento e la scadenza del 2011 per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, invero, costituiscono elementi aberranti che fanno perdere di vista problemi di fondo non trascurabili per il futuro di Caserta.

Macrico (da Google Map)Vogliamo parlare del riequilibrio del rapporto verde/abitanti? Ebbene, i 360mila metri cubi da realizzare (110mila in più rispetto al progetto precedente) appaiono un po’ troppi. E che dire dell’impatto sulla mobilità cittadina! I 350mila metri quadrati della ex Piazza d’Armi formano un quadrilatero ben definito fra quattro punti obbligati: l’angusta via San Gennaro verso Falciano, il budello di via Sud Piazza d’Armi, via Unità d’Italia in intersezione ortogonale con tre importanti assi di traffico uno de quali (via Roma) in affluenza, in prossimità del nodo ferroviario, ed infine lo sbocco di viale Medaglie d’Oro, già gravato da una circolazione stradale significativa sia in entrata che in uscita dalla città con i noti picchi di congestione in coincidenza con gli orari di ingresso ed esodo dalla scuola media ivi esistente.

Per quanto tecnicismo si vorrà applicare nella realizzazione della rete cinematica della vasta area asservita agli insediamenti previsti per servizi pubblici, che esercitano una grande forza attrattiva, è facile immaginare il n uovo scenario apocalittico della circolazione stradale che andrà a scaricarsi sulla città con contraccolpi negativi per la vivibilità in genere con specifico riguardo all’inquinamento atmosferico ed acustico. Né, anche alla luce dei costanti rilevamenti Arpac, è pensabile una soluzione intervenendo in maniera parcellizzata bensì secondo un progetto globale, vale a dire il piano traffico, che non può certamente prescindere dal Puc.

Per avere una cognizione esatta della situazione attuale sulla quale si vuole incidere ma anche per averne una in prospettiva si osservi il territorio dall’alto S. Leucio o dell’Eremo di S. Michele. I due unici polmoni verdi di Caserta, il Parco della Reggia e l’ex Piazza d’Armi, giacenti a poco più di un chilometro di distanza l’uno dall’latro, si delineano come le uniche oasi in un mare di cemento armato, disordinato ed aggressivo. Ed allora, come si può pensare di avviare una nuova progettualità, fortemente incidente sul territorio a prescindere dal nuovo piano urbanistico della città, necessario per ridisegnare funzioni e vocazioni non più governate dal piano regolatore vecchio di oltre venti anni?

Quando nel 1920 la gestione commissariale del comune affidò a Vincenzo Memma la relazione del piano regolatore, destinato a dare un nuovo impulso a Caserta, la ex Piazza d’Armi fu individuata come area di lottizzazione per insediamenti abitativi cooperativistici per i reduci e combattenti della grande guerra oltre che per ospitarvi lo stadio campano ed il foro boario. Per fortuna il bel sogno resto nel cassetto. Oggi si pensa di intervenire sull’ex piazza d’Armi, prescindendo dal Puc e dal confronto con la città. Un vero e proprio azzardo.

L’auspicio e che la firma dell’accordo di programma prevista per il 25 a Roma non comprometta la percorribilità delle fasi che sino ad oggi sono mancate, e che, quanto prima, il Consiglio comunale e la città, nelle sue espressioni esponenziali, associative e politiche, siano chiamate a dare quel contributo ineludibile per inquadrare il progetto dell’ex Piazza d’Armi in un contesto di maggiore credibilità, nella salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo, finalmente ordinato, di Caserta”.

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