Processo Cave, prosciolti tutti gli imputati

di Redazione

 CASERTA. Tutti assolti gli undici imputati nel processo relativo all’Operazione Olimpo che portò al sequestro di cave e a diversi arresti nel 2004.

Il Gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Antonio Pepe, dopo due ore di camera di consiglio, ha emesso due sentenze prosciogliendo, perché il fatto non sussiste, gli imputati e ordinando il dissequestro dei beni immobili e delle cave nella zona tra Caserta e Maddaloni. A quattro anni dal blitz, era l’8 novembre del 2004, le accuse formulate dalla Procura Delle Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, quando a gestirla era il procuratore Mariano Maffei, si rivelano infondate.

Nel primo dispositivo il giudice Pepe ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Manlio Fortunato,

Anna Angela Cioppa e Sebastiano D’Agostino, rappresentante legale della “D’Agostino Sri”, restituendo a quest’ultimo la cava sequestrata nella frazione di Garzano, in località Provine Pioppi.

Il secondo dispositivo assolve Luigi Luserta, Diego Cicotti, Vincenzo Casella, Demetrio Fenucciu, Nicola Iuliano e Giovanni Albanese e restituisce gli impianti di Santa Lucia-Centurano ai Luserta e di Monte Santa Rosalia alla “luliano C.L.C. Sri”.

Antonio Luserta, figlio di Luigi Luserta, ha dichiarato, con accanto l’avvocato difensore Domenico Cesaro: “Hanno messo sotto processo persone che la mattina si alzano e vanno a lavorare di buon ora. Per me e per mio padre è finito un incubo perchè hanno dissequestrato anche i beni di famiglia che con il sudore ci siamo conquistati dopo anni di lavoro”.

Più pacata ma pungente la dichiarazione di

ManlioFortunato,responsabile dell’unità operativa Cave Basso Lazio dell’ufficio del Genio Civile di Caserta, il quale, in veste di pubblico ufficialeaveva secondo la procura commesso illeciti penali. “Sono soddisfatto di come si è conclusala vicenda che per certi versi mi ha toccato personalmente. Devo affermare che non discuto un eventuale avviso di garanzia che poteva essere notificato ma certamente l’ordinanza di custodia cautelare che mi ha visto protagonista non l’ho mai accettata perchè in qualità di funzionario del genio civile di Caserta l’accusa rivoltami è risultata infondata. Parlerò con i miei avvocati per inoltrare una richiesta di risarcimento del danno e per ingiusta detenzione, nonché la richiesta degli stipendi che mi sono stati congelati. Mi devono ridare ciò che mia hanno tolto”.

Commenti arrivano anche dall’avvocato Gennaro Iannotta che, insieme a Giovanni Riccardi, ha difeso per l’occorrenza l’imprenditore Nicola Iuliano. “Il dispositivo di sentenza – commenta l’avvocato – dimostra che la giustizia esiste anche se una riflessione va fatta su questi quattro anni di processo che rappresentano un prezzo altissimo per persone assolutamente innocenti come il mio assistito Nicola Iuliano e per la sua famiglia, per il blocco di un’economia nonché per i costi di un processo – gravanti su noi contribuenti – durato veramente troppo”.

Da casa Iuliano, invece, è la figlia dell’imprenditore Nicola, Elvira, a dichiarare: “L’inchiesta che ha coinvolto mio padre si è rilevata una vera e propria bufala. Abbiamo passato quattro anni di inferno. L’estrazione è stata considerata lecita. Il sequestro adottato nei nostri confronti, tra l’altro, ha avuto conseguenze gravi anche per le famiglie di chi lavorava presso questi impianti, che non ha percepito stipendi in quanto erano inattivi. Da oggi molte famiglie potranno continuare a sperare nel lavoro che per 4 lunghi anni è stato congelato. Mio padre fu uno dei primi ad essere sottoposto a misure restrittive, poiché il 28 novembre 2004, e cioè 5 giorni prima che scattasse il blitz, fu posto in stato di detenzione con un fermo di indiziato di delitto. Poi ci fu il sequestro degli impianti. Il processo ai ‘cavaioli’, così come sono stati bollati dall’opinione pubblica, non ha raggiunto gli effetti sperati nonostante sia stata eseguita una indagine basata soprattutto su concessioni ed ordini pubblici che erano già noti da diversi anni . Perché se ne sono accorti soltanto nel 2004? C’è soltanto una risposta. Questa era una inchiesta politico-amministrativa che non portava da nessuna parte”.

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