ROMA. A quasi un anno di distanza, è iniziato, questa mattina, il processo per lomicidio di Giovanna Reggiani.
Davanti al pubblico ministero Bice Barborini è chiamato a rispondere lunico accusato: il 25enne, di origine rom, Romulus Nicolae Mailat, da un anno detenuto nel carcere romano di Rebibbia. Il processo è iniziato con la ricostruzione dei fatti avvenuti la sera del 30 ottobre quando, nei pressi della stazione ferroviaria di Tor di Quinto, la Reggiani stava rientrando a casa e fu aggredita.
Privo degli effetti personali, senza biancheria intima, con i pantaloni calati ed il torace scoperto, il corpo esanime della Reggiani fu ritrovato in un fossato, nonostante il ricovero immediato in ospedale la donna morì dopo due giorni. Mailat fu arrestato la sera stessa, grazie alla segnalazione di una connazionale, con laccusa di omicidio volontario, rapina aggravata e violenza sessuale. Secondo la difesa, il 25enne imputato avrebbe partecipato marginalmente allaggressione della Reggiani. Questo è quanto sostiene lavvocato Piero Piccinini che chiama testimoniare Emila Neamtu, una rom che avrebbe visto quanto accaduto la sera del 30 ottobre. Ma secondo laccusa non valgono a nulla le dichiarazioni della super-testimone poiché la sera dellaggressione pioveva e cera scarsa visibilità, inoltre Emilia Neamtu risulta essere stata ricoverata in un ospedale psichiatrico nel 2005 in Romania. Il vedovo di Giovanna Reggiani, lammiraglio Giovanni Gumiero, non era presente oggi in aula poiché, come ha spiegato lavvocato Tommaso Pietrocarlo soffre ancora tanto e vuole continuare a vivere il suo dolore in una dimensione strettamente privata. Non ha alcun desiderio di esternare questa sua sofferenza. E’ tornato al suo lavoro che lo aiuta a convivere con un dolore così grande. e aggiunge – Faremo il processo senza strumentalizzazioni perché se è vero che c’è un imputato rom,è anche vero che la testimone che ha consentito l’arresto di Mailatè anche lei rom.
Dice di essere rassegnato e di sperare nella giustizia divina. Sono rassegnato all’idea di prendermi trentanni di carcere, ma spero nella giustizia divina, sono le parole di Mailat durante ludienza di oggi. Non sono tranquillo – ha aggiunto – non ho ucciso Giovanna Reggiani e sono amareggiato perché non posso ricevere visite e la corrispondenza dei miei familiari.