PERUGIA. “Galbani vuol dire fiducia” recitava lo slogan. Oggi i dipendenti della nota azienda italiana denunciano di essere stati obbligati per anni a contraffare le date di scadenza per riammettere sul mercato i formaggi.
I lavoratori dello stabilimento Galbani di Perugia hanno consegnato alla Procura un esposto dettagliato e corredato da carte, foto e addirittura registrazioni audio che documentano le operazioni di “lifting” sugli alimenti avariati. Nella denuncia si fa riferimento a grossi quantitativi di prodotti piazzati sul mercato dopo la cancellazione della data di scadenza che veniva puntualmente sostituita con una nuova. Il marchio Galbani è già coinvolto in un’inchiesta della Guardia di Finanza di Cremona e Piacenza (tonnellate di merce con dentro insetti, larve, escrementi e carcasse di topi, muffe, pezzi di plastica). Inoltre, l’azienda risulta essere tra i principali fornitori della Tradel, azienda “riciclona” che tra Lombardia e Emilia Romagna acquistava formaggio scaduto o avariato e lo ripuliva mischiandolo ad altri prodotti.
Intanto, la Coop centro Italia ha deciso di ritirare dalla vendita a titolo precauzionale e in attesa di verifiche e controlli chiesti alla ditta produttrice i prodotti della Galbani nei suoi punti vendita. Il Ministero della Salute ha disposto ispezioni Nas e Asl presso il deposito della Galbani di Perugia. In una nota si precisa che i servizi veterinari della Asl competente stanno già effettuando unispezione congiunta con il Comando carabinieri per la tutela della salute (Nas) presso il deposito di Perugia. Era già comunque attivo un programma di ispezioni ministeriali, con la collaborazione delle Regioni e delle Province Autonome, presso gli stabilimenti del settore lattiero-caseario. Linchiesta giornalistica sui formaggi scaduti messi in vendita attraverso la sofisticazione delle etichette sta assumendo sempre di più connotazioni preoccupanti ed inquietanti, sostiene Ivan Comotti, del dipartimento industria della Flai-Cgil.