ROMA. 7 – 20 – 21 – 74 – 75 – 81. Jolly 33, Superstar 10. Questa la combinazione indovinata a Catania da un fortunatissimo sconosciuto che si porta a casa la vincita più alta nella storia del Superenalotto e in assoluto dei giochi in Italia: 100 milioni di euro.
Una cifra, tanto per la cronaca, al quinto posto di sempre dei montepremi di tutto il mondo, pari a 115 milioni. Il montepremi aveva fatto salire la Febbre da Superenalotto, tanto che da inizio ottobre gli italiani (e non solo, considerando i numerosi stranieri giunti nella Penisola per scommettere) hanno speso 46 milioni di euro per concorso. Il vincitore non potrà incassare subito il premio poiché, secondo il regolamento Sisal, per premi superiori ai 52 mila euro si dovrà inoltrare la scheda di gioco vincente allufficio premi della direzione generale, a Milano, che effettuerà il pagamento dal 61esimo giorno dalla data del concorso a quota definitiva più gli interessi al netto delle spese. Quindi, tra due mesi il vincitore incasserò, oltre ai 100 milioni, un surplus tra i 150 mila e i 200 mila euro, a seconda dei tassi di interesse applicati dalle banche.
Non mancano, però, le polemiche. In questi giorni, infatti, il Codacons aveva presentato alla Procura di Roma un esposto per chiedere il sequestro del jackpot, ritenuto pericoloso. Dopo lesposto presentato martedì – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi – il nostro ufficio legale sta studiando la possibilità di intentare una class action in favore dei giocatori rovinati dal Superenalotto, non appena entrerà in vigore la legge sulle azioni collettive. Si pensi a tutti coloro che, nella speranza di vincite stratosferiche, hanno già speso tutto lo stipendio o la pensione di ottobre puntando cifre elevate, e si ritrovano ora con il portafogli vuoto e bollette, rate e mutui da pagare. Conservando le ricevute di tali giocate, – prosegue Rienzi – i cittadini rovinati dal Superenalotto potranno adire allazione legale attualmente in fase di studio, sostenendo in Tribunale come il gioco si sia trasformato in qualcosa di troppo simile al gioco dazzardo, a causa del montepremi eccessivamente elevato rispetto a un principio di legalità secondo cui un concorso a premi legato esclusivamente allalea non può mettere in palio un premio in denaro così sproporzionato. Ad aggravare la situazione – conclude – anche la presenza di cartelli pubblicitari posti nelle rivendite, che incantano i cittadini richiamando il maxi-jackpot, inducendoli così ad effettuare giocate.
Intanto, tutti, compreso il fortunato vincitore, si chiederanno: come si possono spendere 200 miliardi delle vecchie lire? Ecco alcune idee. Comprare la casa di Don Vito Corleone, ovvero la villa di Beverly Hills, attualmente in vendita, dove sono state girate le scene de Il Padrino, che costa esattamente 100 milioni di euro. Oppure, sempre restando in tema cinematografico, finanziare la produzione del kolossal Pompei, attualmente in fase di stallo perché, appunto, troppo costoso.