NAPOLI. In questi giorni, in merito alle proteste degli studenti universitari, contrari ai tagli previsti per le Università pubbliche e alle altre norme contenute nella Legge 133/2008, approvata nellagosto di questanno, si è detto davvero di tutto, a prescindere dalle discussioni sulla giustezza o meno delle loro iniziative.
Si è detto e si è scritto che gli universitari sono vittime di strumentazione politica, che sono aggressivi e facilmente manovrabili da parte di gruppi di facinorosi politicizzati che poco o nulla centrano con le Università, probabilmente, a dirla col Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, gruppi di futuri terroristi e brigatisti rossi. Hanno velocissimamente fatto il giro del Paese le immagini degli scontri di Piazza Navona a Roma, tra studenti di destra e studenti di sinistra, che non hanno mancato di fomentare polemiche, ma pure perplessità dovute a certi particolari ambigui, come il fatto che le forze dellordine, presenti sin dallinizio del tafferuglio, sono intervenuti solo otto minuti dopo le prime schermaglie, che si sia sentito un poliziotto chiamare per nome uno degli studenti coinvolti, che ce ne sia stato un altro, tale Antonio Palladino, definitosi estremista di destra, sempre in disparte a riprendere il tutto col telefonino finendo poi con laiutare la polizia a ristabilire lordine in Piazza, che il camioncino delle spranghe fosse arrivato e avesse parcheggiato in una zona vietata al traffico degli autoveicoli. Infine si è parlato tanto di maggioranza silenziosa, magari favorevole ai decreti, ostile a questa minoranza di riottosi che impedisce loro di studiare e di utilizzare liberamente gli spazi degli Atenei.
Eppure emerge la sensazione che bolla qualcosaltro nelle pentole delle università italiane. In tanti abbiamo visto sulla trasmissione televisiva Annozero la civiltà con cui gli studenti dellUniversità di Pisa hanno occupato le loro sedi, fianco a fianco coi professori, che, per quanto possano essere Baroni che cavalcano le proteste degli studenti per nascondere le loro gravi responsabilità nei buchi di bilancio di molti Atenei nazionali, neanche dovrebbero essere favorevoli ad occupazioni e a blocchi della didattica.
Io voglio parlare di Napoli, dove mercoledì 29 ottobre gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II hanno occupato la sede degli uffici di facoltà, ledificio di S. Pietro Martire in via Porta di Massa, o dove gli studenti dellOrientale tengono occupata la sede di Palazzo Giusso già dal 6 ottobre. Ebbene, qui un tafferuglio, molto, ma molto meno eclatante e violento di quello di Roma, cè pur stato tra studenti di Lettere e studenti di Giurisprudenza, ma nullaltro. Per il resto, non cè stato nessun altro episodio di violenza, le lezioni stanno proseguendo con successo, grazie al coinvolgimento di molti docenti che hanno deciso di tenere lezioni in luoghi pubblici della città, come il Molo Beverello, via Mezzocannone, Piazza S. Domenico Maggiore o Piazza Plebiscito (lezioni comunque svolte con metodo e attenzione a contenuti, contesti spaziali e fruibilità dellascolto), oppure di lavorare ai seminari di studio autogestiti dagli studenti.
E se nella facoltà di Giurisprudenza della Federico II si tengono tra gli studenti seminari e gruppi di studio delle leggi 133 e 137, a Lettere, invece, si organizzano cineforum, letture pubbliche, convegni sulla storia e sulla civiltà italiana, concorsi di poesia e di scrittura libera, cortometraggi che raccontano come la città stia vivendo questi giorni. Hanno persino creato, ma qui tutto è dovuto allesempio dei ragazzi dellOrientale, un comitato stampa, un blog degli studenti, una emittente radio, mantenendo ledificio lindo e pulito, grazie pure alla creazione di un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti.
E la maggioranza silenziosa? Al suo interno in realtà sono molti gli studenti contrari alle manovre del governo, e questi firmano petizioni contro le riforme e si scambiano decine e decine di e-mail di protesta, in tanti hanno partecipato a cortei e manifestazioni, specie quelle a Napoli del 29/10 e quella a Roma del 30/10, vengono per lo più dalla provincia e non possono passare molto tempo a Napoli nelle loro settimane, magari lavorano, tuttavia continuano a seguire i corsi, a lavorare sulle loro tesi di laurea e a studiare, magari anche nelle strutture occupate (dove nessuno ha smesso di farlo), accettano qualche disagio e qualche compromesso giustificando i manifestanti, anche se pensano che ci sia ormai poco da fare per cambiare le cose.
Sono pochissimi coloro i quali sono veramente ostili a questo stato di cose e si dichiarano favorevoli alle riforme, ma, a parte qualche discussione su social network come Facebook, preferiscono rimanere silenziosi.
inviato da Giordano Mare Aldo Saulino