Brunetta: “I fannulloni spesso stanno a sinistra”

di Redazione

Renato BrunettaMONTECATINI TERME. “I fannulloni? Spesso stanno a sinistra. E per me, che sono di sinistra, sono socialista, è un dispiacere”.

Così il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, all’assemblea dei Circoli del buongoverno. Tuttavia, per l’esponente del governo non si deve generalizzare: “Naturalmente – ha detto – nella pubblica amministrazione c’è anche chi fa miracoli. Il problema è che nei servizi pubblici lo Stato è stato quasi sempre distratto, mentre i dirigenti guardavano dall’altra parte. E’ un miracolo che la maggior parte dei dipendenti abbia continuato a fare comunque il proprio mestiere. Se qualcosa ha funzionato in Italia è per merito dei dipendenti pubblici, che hanno fatto il loro lavoro”.

Brunetta ha poi criticato la Cgil, sindacato che si è opposto alle iniziative per la riforma e per il miglior funzionamento della pubblica amministrazione: “Quelli del sindacato si sentono ‘fichi’. – ha affermato il ministro – Pensavano che tutto ruotasse intorno a loro. Non hanno firmato il contratto del pubblico impiego. E’ stato un errore, perchè dal 1 gennaio tutti i pubblici dipendenti avranno il contratto rinnovato e 70 euro in più in busta paga, che con questi chiari di luna non sono pochi”. “Il Paese è con me”, ha poi aggiunto il ministro, sottolineando che solo 7%-14% degli iscritti alla Cgil abbiano aderito allo sciopero per il contratto del pubblico impiego. “Sono ben lontani dal 51% e quindi io vado senz’altro avanti”.

La replica della Cgil, direttamente attraverso il suo leader Guglielmo Epifani, arriva durante la punta di “In mezz’ora”: “Brunetta ci dia la prova di quello che afferma, perché se non ha prove è un bugiardo. Questi toni non sono quelli necessari per un Paese che sta attraversando una crisi molto grave. Ci vorrebbe più serietà e attenzione alle cose che si dicono. Soprattutto sarebbe utile misurarsi sulle proposte che sono in campo, cioè l’unica cosa di cui non si parla”.

E, sulla rappresentatività della Cgil, Epifani ha spiegato che “nel settore pubblico si calcola ogni tre anni con il voto diretto dei lavoratori e con un rapporto del numero degli iscritti. Noi rappresentiamo circa un terzo dei lavoratori pubblici e della scuola. Non siamo la maggioranza assoluta, ma la parte più consistente e meritiamo rispetto”.

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