Il “Vangelo” di Barbara Alberti

di Gaetano Bencivenga

Barbara AlbertiAl di là di ogni forma di amore umano, esiste e resiste, per Barbara Alberti, un’irrefrenabile attrazione/repulsione per il divino, incarnata dalla protagonista del rivoluzionario “Vangelo secondo Maria”, pubblicato, per la prima volta, nel 1978 e riedito da Castelvecchi, quest’anno, per festeggiare i trent’anni dall’uscita del libro. video

L’incontro con la scrittrice diventa, perciò, occasione imperdibile per riscoprire la fulminante modernità di un romanzo basato sulla rivolta di una Maria androgina e ribelle, pronta a sfidare il disegno celeste e a rivendicare il possesso di un sacrosanto libero arbitrio, troppo spesso, negato alle donne appartenenti a differenti epoche e civiltà.

Come l’incontro che si è tenuto venerdì scorso ad Aversa, in provincia di Caserta, organizzato dall’associazione “Aversadonna”, presieduta da Nunzia Orabona, nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria della Seconda Università degli Studi di Napoli, guidata dal preside Michele Di Natale. Ad intervistare la scrittrice, la giornalista Marinella Carotenuto.

Nota al grande pubblico per le apparizioni televisive in veste di acuta e sagace opinionista, la Alberti è, in realtà, l’autrice di una ventina di opere, tra romanzi, saggi, biografie fantastiche, di assoluto rilievo nel panorama letterario italiano contemporaneo. La sua scrittura, appassionata, generosa, densa di gustosi aforismi, ha, spesso, oltrepassato il campo strettamente letterario per dirigersi alla platea di lettori eterogenea e casuale di riviste specializzate (“Amica”, “Grazia”), catturata dall’autenticità e immediatezza delle sue forti risposte alle loro incessanti domande.

Sin dal debutto sulla scena letteraria (“Memorie malvage”, 1976), la Alberti ha evidenziato una cifra stilistica volta alla predilezione del monologo interiore, intervallato da brevi e incisivi scambi dialogici, e un percorso tematico tendente all’esaltazione di uno specifico femminile che non prevarichi o escluda, però, il necessario contributo degli uomini, deliziosamente raffigurati con tutti gli immancabili vizi e le imprevedibili virtù. L’amore, nella molteplicità delle sue manifestazioni e privo di ogni marchio moralistico, è stato, frequentemente, oggetto del suo libero pensare, cercare e sperimentare. Dall’irresistibile racconto di una passione senile (“Delirio”, 1977) si è, poi, passati al ritratto ineguagliabile e vivido di una prostituta d’altri tempi (“Donna di piacere”, 1980), e la seducente descrizione del desiderio voyeuristico e diverso (“Il signore è servito”, 1983) ha, infine, ceduto il passo alla celebrazione della proverbiale e divertita pazienza muliebre (“Il ritorno dei mariti”, 2006).

Nel”Vangelo secondo Maria”, la Madonna creata dalla Alberti si trasforma in un’eroina pulsante e anticonvenzionale, decisa a ribadire il valore del principale, grande amore che ogni essere umano (maschio o femmina che sia) dovrebbe tenacemente coltivare, ovvero quello per la conoscenza. Tale desiderio diviene, perciò, l’unico motore capace di animare il comportamento della Vergine e di farle perentoriamente affermare “le figlie d’Israele vivono a testa bassa. Io guardo invece negli occhi le creature di Dio, perché il mondo è nello sguardo degli uomini, e voglio vederlo”.

Barbara Alberti – intervista (07.11.08)

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