MONDRAGONE. Giovanni Palmieri, consigliere del direttivo dell’associazione “Mondragone può vivere”, ex Comitato Civico nato in maniera spontanea per combattere e prevenire l’emergenza rifiuti, commenta lattuale situazione ambientale.
“Dopo tanti anni vissuti da Mondragone nell’ emergenza rifiuti, finalmente si incomincia a intravedere uno spiraglio, l’emergenza si è senz’altro attenuata, visti i numerosi comuni in terra di lavoro che ancora attanagliano le immediate periferie cittadine di cumuli di spazzatura, visto quanto ha fatto governo in materia di apertura di nuove discariche, e programmando nuovi inceneritori campani al fine di poter smaltire nel breve periodo quanto abbiamo accumulato in tanti anni di crisi. Molto c’è da fare ancora !, ci sono periferie estreme ancora con cumuli, molte sono le terre e le campagne infestate da cumuli, anche i fiumi sono talvolta ancora vittime di scarichi abusivi, cantarella da bonificare, di una vera raccolta differenziata porta a porta da avviare, lo stesso Comitato Civico aveva raccolto quasi 1500 firme a richiedere anche il cambio da Tarsu a Tia, al fine di poter agevolare i cittadini e risparmiare preziosi euro. Siamo ora a un bivio in cui bisogna scegliere la via migliore per traghettare le forze in campo del vecchio Consorzio in una Società a totale capitalizzazione del Comune e a gestione del Sindaco diretta oppure affidare una gara d’appalto a una società che dovrà poi come decreto Berlusconi assumere le forze in campo del nostro territorio.
Chi ci garantisce migliore servizio? Chi ci garantisce miglior risparmio? Chi garantisce gli operatori ecologici? Chi darà un servizio migliore a parità di spesa? Se la società non lavora come dovrebbe chi garantisce l’immediata rescissione contrattuale? Che fine faranno gli operatori ecologici? Sono solo alcune delle domande che ci poniamo tutti! A poco servono le polemiche sterili che non portano significative evoluzioni o proposte positive e innovative per la collettività, bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare affinché non si ricada in una mega società che da sola si presenta alle gare d’appalto e le vince su quasi tutti i comuni della nostra terra di lavoro. Si potrebbe rigenerare così lo stesso consorzio sotto un’altra ragione sociale che ritorna a gestire un pò tutto come faceva prima e sotto mentite spoglie! Se fosse nostra la ditta o la società ? chi sarebbe il responsabile? quale sarebbero gli aspetti oscuri? Chi garantisce l’eventuale scioglimento della municipalizzata in caso di fallimento? Per quanto tempo dovrebbe operare? Quanto costerebbe? E se non si riuscisse a gestire ? O peggio ancora non funzionasse bene? In generale la storia insegna che la squadra vincente non si cambia!.
Se è vero che si riesce finalmente a respirare chi ci dice che non possa essere giusto e veritiero quanto proposto dall’assessore Fusco? Il compito e il lavoro da svolgere e molto difficile e bisogna muoversi con piccoli passi, altrimenti si rischia di cadere correndo troppo. Intanto anche il centro raccolta degli ingombranti sembra funzionare bene così anche i cassonetti del vetro che vengono svuotati periodicamente. Aspettiamo ora che si incominci a vendere i numerosi materiali preziosi tra gli ingombranti e non. Quando è che vedremo una riduzione della Tarsu? Trovo inaccettabile la proposta di un impianto di digestione anaerobica per l’umido in riva al mare. Il tanfo sarebbe un deterrente per bagnanti e abitanti della zona e si potrebbero formare anche insetti e focolai pericolosi. Sarebbe meglio evitare.
Eppure esiste Molinara in Campania, la Eurocompost e altre ditte private. Perché non fare un accordo? Senza sporcarsi le mani e soprattutto il territorio? Non è prerogativa e compito comunale, gestire l’umido, ci sono i consorzi nazionali e le società, ma come annunciava Bertolaso gli ex 7 Cdr con pochi spiccioli dovevano diventare i veri raccoglitori dell’umido. Che fine hanno fatto? Eppure Ganapini Assessore regionale ha previsto 22 impianti in Campania per il solo umido, giorni fa la prima pietra a Eboli uno dei tanti che nasceranno. Premesso che non và bene neanche una proposta per spostare un digestore locale alla zona industriale, perchè troppo vicino alle periferie e alle strade di accesso. D’altro canto è vero anche che si sono spesi circa 500,000 euro per un sito provvisorio il quale non risulta funzionante, perchè non si utilizza eventualmente la sua vasca? Fuori la vasca del sito si potrebbero ospitare anche numerosi sgarrabili per le differenziazioni dei materiali da rivendere e sarebbe comunque il sito più lontano di tutti.
Tutto ciò manca di una seria ed efficace comunicazione, che servirebbe al confronto serio e diretto di una argomento così importante da coinvolgere tutti con tutte le parti in causa. Il detto e sempre vero: che come fai fai sbagli sempre. Della stessa serie: se fai bene ti buttano le pietre se fai male lo stesso”.