SUCCIVO. A Succivo il Partito Democratico si spacca e resta senza una sede.
Lennesima fumata nera, giunta laltra sera dal conclave del Pd riunito per eleggere il segretario, il presidente e i componenti dellorgano direttivo, è risultata letale per il movimento di Walter Vetroni. Il partito si è spaccato e ora non ha neppure una sede perché il capogruppo in consiglio comunale, Salvatore Chiariello, ha chiuso la serranda e messo i catenacci ai locali. Basta a vecchie logiche di potere ha esordito Chiariello – siamo un partito nuovo e non possiamo arroccarci su ragionamenti arcaici. Per cui davanti ad una situazione di orrore che si sta consumando allinterno del partito credo che dobbiamo riflettere e partire dalla strada. Queste motivazioni mi hanno spinto a chiudere la sede e presto mi porteranno a togliere le tabelle. Cosa che posso fare ha aggiunto – visto che fino ad ora nessuno ha mai contribuito economicamente al mantenimento della stessa. Sono stato lunico a sostenere il costo dei locali. Tuttavia, non è laspetto economico che mi spinge a mettere i catenacci alla sede, ma è limmaturità politica che pervade il movimento a farmi fare tale scelta. Insomma, per Chiariello cè bisogno di uninversione di tendenza nel locale Partito Democratico, di un cambiamento e di un rinnovamento che a suo parere al momento non si evidenzia. Così ha deciso di interdire la sezione agli iscritti. Forse una semplice provocazione, anche se Chiariello lo esclude categoricamente. Non vuole essere una provocazione ha continuato il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale -, è una presa datto di una situazione insostenibile. Cè bisogno di maturare e per farlo bisogna tornare tra la gente e con la gente. Sapendo ascoltare i loro bisogni, i loro problemi e cercando di dare risposte concrete. E brutto dire queste cose ha chiosato Chiariello ma è il momento di tornare sul marciapiede, solo lì ci si potrà formare in modo sano e capire che la politica è servizio e non puro esercizio del potere. Insomma, una vicenda intrigante e tutta da seguire.
dal Corriere di Caserta